“Linguaggio come strumento politico” ad “Autorə in Vantina”

di Angelo Airò Farulla

Sabato 14 giugno, alle ore 21:30, si terrà il secondo incontro della rassegna letteraria Autorə in Vantina, organizzata dal Comune di Capoliveri e dalla Libreria MardiLibri di Portoferraio, in collaborazione con la Pro Loco di Capoliveri.

“Linguaggio come strumento politico” è il tema scelto per il dialogo di sabato. Tra le novità di quest’anno, lo scenario della centralissima Piazza Matteotti che ospiterà l’evento. Sullo storico palcoscenico dell’estate capoliverese s’incontreranno la pedagogista Carla Pibia, collaboratrice della libreria MardiLibri, e due veterane della rassegna: Vera Gheno, «sociolinguista discontinua a tratti», come si definisce sul suo profilo Instagram, e Vanessa Roghi, storica e autrice televisiva.

Vera Gheno, ex collaboratrice dell’Accademia della Crusca, ricercatrice universitaria, divulgatrice, attivista e traduttrice dall’ungherese, si occupa principalmente «di comunicazione mediata tecnicamente, questioni di genere, diversità, equità e inclusione». Tra le sue ultime pubblicazioni: “Parole contro la paura”, instant book uscito per Longanesi nel 2020; “Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole” (Einaudi, 2021); “Chiamami così. Normalità, diversità e tutte le parole nel mezzo” (Il Margine, 2022); “L’antidoto. 15 comportamenti che avvelenano la nostra vita in rete e come evitarli” (Longanesi, 2023); “Grammamanti. Immaginare futuri con le parole” (Einaudi, 2024).

Vanessa Roghi è storica e autrice televisiva, ricercatrice e docente universitaria. Collabora con Internazionale. Ha scritto di Gianni Rodari, Mario Lodi e Don Milani. Ha trattato in maniera critica e sistematica il problema della diffusione dell’eroina nel nostro paese, intrecciando vicende personali e trattazione storica. Tra le sue ultime pubblicazioni: “Voi siete il fuoco. Storia e storie della scuola” (Einaudi, 2021); “Eroina. Dieci storie di ieri e di oggi” (Mondadori, 2022); “Il tirocinio della democrazia. Una genealogia per la scuola del presente” (Il Margine, 2023); “La parola femminista. Una storia personale e politica” (Mondadori, 2024).

Il tema della serata, poggiato strettamente sull’attualità, si definisce già di per sé come un campo ampio, scontato e imprevedibile al contempo; un campo di forze sul quale si è giocata gran parte della storia civile dell’umanità recente. Al di là del suo diretto o indiretto, volontario o involontario utilizzo strategico, ci si può chiedere infatti se il linguaggio sia in sé stesso uno strumento politico tout court. Dispone, in sé stesso, di una propria autonomia rispetto a ciò che veicola? È mai stato in grado di rispecchiare la realtà, di rappresentarla, significarla e servirla, oppure ne è sempre stato il tirannico creatore e censore, l’occulto corruttore? Quali sono le leggi che lo governano? È realmente possibile utilizzarlo e piegarlo ai propri fini, renderlo docile alle parti, oppure non è altro che una specie di sovrastruttura dotata – come la vegetazione burocratica – di una propria “vita” indipendente e irriducibile? O ancora: non è il suo dominio una specie di terra di mezzo che toglie e che dà, e che si stende, con stratificazioni millenarie, sopra un abisso in gran parte inesplorato? E sopra quale abisso o pianura si stende, dall’altra parte, il regno – tanto vituperato o idealizzato – della politica?

Se Vera Gheno ha posto nel suo lavoro molta attenzione all’inclusività della lingua, schierandosi per una ideale, rispettosa coincidenza tra parola e cosa significata, e Vanessa Roghi, dal canto suo, ha approfondito le possibilità creative e liberatorie della narrazione e delle storie personali, è lecito aspettarsi che l’incontro di sabato 14 metta in relazione due maniere parallele e a tratti complementari di porsi nei confronti dell’espressione verbale nel suo complesso così come dell’agire politico e civile.

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