Riceviamo e pubblichiamo integralmente
Confesso che leggendo le pagine pubblicate dalla sig.ra Tatiana Meleragni per un attimo ho provato un certo sgomento e spiego perché.
Una tale assoluta sicumera ed una sprezzante supponenza nel formulare giudizi sulle competenze altrui lasciava, a prima vista, supporre che la signora Tatiana avesse nel proprio curriculum almeno un Nobel in Tuttologia; continuando la lettura tuttavia ho invece avuto la fugace visione del celebre “Trota” e della sua laurea in Albania.
A proposito delle monete esposte la signora scrive:<Qualche moneta di diverse datazioni e che, controllando bene le facce delle medaglie (sic!) nessuna di esse fa riferimento al potere numismatico degli Appiani> e poi continua imperterrita:< …diverse monete e qualche medaglione (ancora!) proveniente da altri siti e luoghi…>.
Qui mi è difficile replicare poiché nei pannelli che descrivono le monete ( non “medaglie” ma monete, signora mia) è scritto chiaramente che nella prima vetrina si documentano le monete che circolavano nel territorio dell’Elba prima che Appiani e Ludovisi battessero una loro monetazione ed è quindi evidente che provengano da <altri siti e luoghi>, mentre nei restanti pannelli, dato che le monete esposte nella seconda vetrina sono di piccole dimensioni e spesso assai usurate, vi sono degli ingrandimenti a colori relativi alle monete degli Appiani e dei Ludovisi.
Se la signora Tatiana non ha visto nessuno stemma, delle due l’una: o la signora ha sbagliato occhiali o non ha minime cognizioni di araldica.
Ancora: nessuno ha mai detto o scritto – men che mai il sottoscritto, come è facilmente documentabile da mie pubblicazioni e/o conferenze in materia – che il locale che ospita il piccolo Museo fosse “la sede dell’officina della Zecca” bensì uno dei tre ambienti che la componevano; ricordo per inciso che l’ampio locale sulla sinistra (guardando l’ingresso) è stato per decenni sede di officina di fabbri ed era collegato, tramite una porta oggi murata, all’ambiente oggi oggetto della polemica.
Infine, e lo dico con molta franchezza, sentir parlare di “superficialità” relativamente alle dichiarazioni che respingono l’ipotesi “Tomba” fatte dal prof. Maggiani, ex titolare della cattedra di Etruscologia all’Università di Venezia, dal prof. Donati, ex titolare della cattedra di Etruscologia all’Università di Firenze e dal prof. Fedeli, indiscussa autorità intorno alla Populonia etrusca, senza tralasciare il prof. Galiberti, geologo ed ex docente di Preistoria e Protostoria all’Università di Siena in merito agli evidenti segni dello scalpello o del piccone scambiati improvvidamente per “antichissimi graffiti”, tutto questo è davvero segno di una tale hybris da far impallidire lo stesso Marchese del Grillo.