
Domenica 6 luglio 2025, alle ore 21:30, presso l’Anfiteatro La Vantina a Capoliveri si svolgerà il quinto incontro della rassegna letteraria Autorə in Vantina, organizzata dal Comune di Capoliveri e dalla Libreria MardiLibri di Portoferraio, in collaborazione con la Pro Loco di Capoliveri.
Il tema scelto per il dialogo di domenica è “Il diritto internazionale in tempi bui”. Coordinati da Marco Ambra, professore di Storia e Filosofia presso l’ISIS Raffaello Foresi di Portoferraio e presidente dell’ANPI Isola d’Elba – sezione Giordano Piacentini, interverranno la filosofa Roberta De Monticelli e Agostino Bistarelli, professore di Storia e ricercatore attento alle vicende degli esuli delle passate guerre, da quelle ottocentesche combattute per l’indipendenza nazionale a quelle mondiali del Novecento. Tra le sue opere: “La resistenza dei militari italiani all’estero” (Rivista Militare 1996), “La storia del ritorno. I reduci italiani del secondo dopoguerra” (Bollati Boringhieri 2007), “Gli esuli del Risorgimento” (Il Mulino 2011).
All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche Alì Rashid, scomparso il 14 maggio scorso. Perseguitato a causa delle sue origini, Rashid è stato vittima e simbolo del sistematico processo di cancellazione dell’identità palestinese operato dallo stato d’Israele.
Date le premesse, per la serata di domenica è lecito aspettarsi un dialogo incentrato sul conflitto israelo-palestinese, ovvero su uno dei conflitti più emblematici dei nostri tempi, «un’apocalisse che interroga tutti noi», come scrive De Monticelli, «un nodo della storia mondiale che chiama in causa anche la filosofia».
De Monticelli, fenomenologa laureata con una tesi su Edmund Husserl, ha insegnato presso le università di Pisa, Milano, Ginevra. Collabora con Avvenire, Il Sole 24Ore, Domani, Il manifesto, Il fatto quotidiano. Ha tradotto opere di Sant’Agostino, Wittgenstein e Lessing. Vastissima la sua produzione filosofica. Tra le ultime pubblicazioni: “Dal vivo. Meditazioni e versi sotto le stelle” (Dalai 2011), “La questione civile” (Raffaello Cortina 2011), “L’ordine del cuore. Etica e teoria del sentire” (Garzanti 2012), “Umanità violata. La Palestina e l’inferno della ragione” (Laterza 2024).
Quest’ultimo, “Umanità violata”, è stato scritto a cavallo dell’assalto a Israele del 7 ottobre 2023; ed è un volume a metà tra il reportage di viaggio e la riflessione filosofica, ma soprattutto un’interrogazione su «quell’ammasso di dolore e rovina che è la Striscia di Gaza», nella quale si consuma una strage «di corpi e d’anime», ma anche «di significato e verità».
De Monticelli descrive «la terra di Palestina come epitome del groviglio tragico di violenza e di ragioni che è la storia umana»: è essa l’antica terra di tutti quei popoli che il Signore – lo Stesso di ebrei e cristiani – votò allo sterminio, consegnandoli a Giosuè affinché, entrando nel paese dove scorreva latte e miele, li passasse a fil di spada.
Nelle pagine del libro, la moderna occupazione israeliana è descritta anche tecnicamente per quello che è: una «marea avanzante di cemento e di protervia». Uno dei modi con i quali la riconquista della Terra Promessa viene attuata dal fantasma di un’entità statale antichissima, riemerso dal fondo dei millenni dopo il Secondo conflitto mondiale; un’entità che nello stabilirsi ha immediatamente ripristinato per sé stessa logiche e pretese d’elezione divina.
De Monticelli parla infatti della sussistenza nel tempo attuale di terribili istanze prelogiche e prelegali. E soprattutto del conflitto tra forza, legge e diritto; di questa strana, astratta entità (il diritto) che sembra esistere solo al cospetto della sua violazione, così come la legge, che «si nutre della stessa arcaica violenza e infantile soggezione che dovrebbe arginare».
Un conflitto, quello che da decenni si consuma in una terra santa quanto maledetta, che dovrebbe massimamente interrogare l’occidente moderno riguardo alla sua problematica, turbolenta, errante discendenza dal popolo d’Israele, a valle di quell’atto unico nel quale il Signore Iddio si è tolto la vita consegnandosi nelle mani delle Sue creature. È laggiù, nelle parole del primo comandamento, che si annidano tutti i paradigmi e tutti i paradossi. Là le connivenze e le abiure. Le scomuniche latae sententiae. Là l’ipotetica, improbabile chiave di coesistenza tra il diritto internazionale e l’universalità del Dio d’Israele, di Colui che verrà «a radunare tutti i popoli e tutte le lingue» (Isaia, 66,18), di Colui per il Quale ogni cosa votata allo sterminio è pur cosa santissima.
A un passo da una delle culle della civiltà, dove ancora sussultano violentemente i ricuciti frammenti di antiche culture ed entità territoriali, si stanno ancora una volta tirando le sorti dell’umanità futura.