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Concluso il campo di volontariato a Mola. Il racconto

Sono stati 10 i volontari che hanno imparato ad amare la zona umida. Le attività

I volontari

Il 18 aprile con un’escursione a capo Enfola si è concluso il primo campo di volontariato della stagione, organizzato da Legambiente Arcipelago Toscano. Sbarcati all’Elba il 14 aprile, in 5 giorni i 10 volontari, provenienti da Como, Firenze, Milano, Roma, Spoleto e Torino hanno imparato a conoscere, amare e proteggere la zona umida di Mola, una delle poche rimaste nell’Arcipelago Toscano, Zona di protezione speciale inserita nella Rete Natura 2000 e importantissima area di sosta per uccelli migratori.
La zona umida di Mola è stata recentemente oggetto di un progetto di recupero da parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che ha iniziato il delicato processo per restituire a quest’area la sua funzione naturale. Purtroppo le difficili condizioni in cui versava (fino agli anni 60 era stata usata addirittura come discarica comunale) e l’aumento di frequenza dei fenomeni climatici eccezionali che hanno causato l’affondamento di diverse imbarcazioni proprio di fronte a Mola la fanno ancora sembrare un’area abbandonata e spesso è difficile capirne l’importanza, ma i segni di rinascita e recupero sono sempre più evidenti.
Durante il campo i volontari sono stati coinvolti nelle attività di manutenzione ordinaria dell’area come pulizie della spiaggia dai rifiuti abbandonati o portati dal mare e pulizia ambientale per tutelare le delicate piante autoctone e aromatiche. Si sono inoltre occupati delle attività di informazione e sensibilizzazione dei visitatori, con l’obiettivo di far conoscere l’importanza naturalistica di quest’area e il suo delicato ecosistema, soprattutto in occasione dell’evento “Conoscere Mola” organizzato il 16 aprile all’aula VerdeBlu nell’ambito del Walking Festival. Fondamentale è stato anche il loro contributo nella realizzazione di cartelli informativi costruiti con materiali di recupero e installati nell’area per evitare comportamenti scorretti e impattanti da parte di chi frequenta e visita Mola.
Per svolgere al meglio queste attività i volontari hanno partecipato ad escursioni sul territorio e momenti informativi con esperti e guide ambientali. Il più significativo è stato con Leonardo Forbicioni, vicepresidente della World Biodiversity Association (WBA) e curatore del LabNat del Forte Inglese.
I campi di volontariato non sono però solo lavoro e formazione. Elena, una delle volontarie dice: «Quando si pensa al volontariato spesso si associano le parole fatica e impegno. Partecipando ai campi Legambiente ho capito che fare insieme vuol dire divertimento e bellezza, imparare cose nuove e farle pur non sentendosi capaci. Dopo quest’esperienza mi attiverò anche per partecipare alle giornate locali della mia città. Avere cura dell’ambiente insieme fa stare bene. Grazie!»
Inoltre, i campi di volontariato sono una significativa esperienza di gruppo perché si condividono l’alloggio e i pasti. Tutti sono chiamati a fare la loro parte dividendosi i compiti in un’ottica di responsabilità condivisa: si cucina, pulisce e ci si diverte tutti insieme. Ognuno ha l’occasione di fare cose che non appartengono alla propria sfera di competenza, mettendosi continuamente alla prova. Per esempio, Michela che non usa i social network, è stata l’autrice di alcuni dei post fatti durante il campo sulla pagina Facebook dell’aula VerdeBlu. Anche cucinare e fare la spesa per 12 persone è stata una novità per molti ma la possibilità di usare la cucina da ristorante dei “Sassi Turchini” (la struttura in cui eravamo alloggiati) ha reso tutto più facile e divertente.
Come dice Simone, uno dei volontari, «Queste sono state le 10 cose che hanno reso indimenticabile il campo: le nottate in bianco; le colazioni arrangiate; i trasferimenti col pulmino; il bricolage improvvisato; il birdwatching commentato; la passeggiata Carmignani; l’escursione a Capo Stella; le cene turnate; la filosofia da bar; i post copia-e-incolla».

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