Portoferraio

Portoferraio 1707-1708: “sui disertori che fuggono da Longone”

di Marcello Camici

PARTE TERZA

Nel seicento ,dopo che a Longone si è costituito un presidio militare permanente militarmente ben guarnito ,non poche sono le diserzioni con soldati che disertori oltrepassano i confini dello stato dei Presìdi per rifugiarsi nel territorio di Portoferraio del granducato di Toscana e viceversa . Non poche sono le questioni giuridiche che la vicenda solleva e crea tra i governi dei due stati non esistendo alcun trattato tra giurisdizione di Longone(Stato dei Presìdi) e quella di Portoferraio(Granducato di Toscana) in merito ai disertori . Carta di archivio inedita che ho ritrovata relativa a lettera scritta al governatore di Longone dal granduca di Toscana Il 9 ottobre 1707 dalla villa medicea dell’Ambrogiana , spiega bene quali situazioni e questioni si sono create tra i due stati con i disertori che da Longone dopo aver passato illegalmente il confine si rifugiano dentro la chiesa dell’Annunziata fuori dalle mura di Portoferraio. Spiega il granduca che il suo governatore di Portoferraio ,se non minacciare, non può far nulla per farli sortir fuori dalla chiesa .Entrare non può dentro : va nella censura dei Sacri Canoni .E’ necessario – continua a spiegare il granduca- che gli ufficiali del presidio di Longone si rapportino col Vicario Foraneo a cui compete l’esercizio dell’autorità ecclesiastica la quale può concedere la facoltà di tirar fuori dalla chiesa i disertori e far loro restituire l’armi che hanno rubate e portate via con sé. Spiega inoltre che il governatore di Longone non deve dubitare che i suoi ministri in Portoferraio non collaborino perché lui in persona ha imposto loro di farlo e che ,inoltre,anche i suoi ministri hanno interesse a collaborare alla cattura perché questi disertori rubano. Infine il granduca toscano dice al governatore di Longone che non può imputare i suoi ministri di non comportarsi con neutralità perché ricorda al governatore che i disertori godono l’imbarco verso lo stato dei presidi o del principe di Piombino dove son accolti . Qui di seguito è integralmente trascritta la carta di archivio sopra accennata:

“ Lettera scritta dal Ser.mo Gran Duca al Sig. Don Francesco Pinel y Monroy Governatore di Portolongone lì 9 ottobre 1707 dall’Ambrogiana

Vedo dalla cortese lettera di Vs Ill.ma che Ella mi fa sul particolare de disertori di codesta Piazza che si ricoverano nella chiesa dell’Annunziata vicina a Portoferraio di dove poi presa segretamente la fuga s’imbarcano sopra bastimenti inglesi et olandesi .In ordine a che devo soggiungere a V.S . Ill.ma che non avendovi il mio governatore giurisdizione nei luoghi sacri circa il farli tenere aperti o chiusi ne potendo per conseguenza egli ordinare l’estradizione dalla chiesa di quelli, che vi si rifugiarono nè il loro disarmamento in esso senza incorrere nelle censure fulminee dei Sacri Canoni non pare poi che ei potesse fare altro che illuminare come fece l’Uffiziale da VS Ill.ma speditili che se l’intendesse con il Vicario Foraneo a cui principalmente compete l’esercizio dell’autorità ecclesiastica affinchè ottenuta da lui la facoltà di estrarli si potesse poi con sicurezza della coscienza darli mano per la consegna e restituire dell’armi e vestiti che essi desertori l’avevano portati via. Ne deve Ella dubitare che da parte dei miei ministri non sono forse ben intesi a secondare le di lei premure poiché oltre ad haver io espressamente imposto loro che si mantenghino con V.S. Ill.ma in una buona e sincere intelligenza e che non trascurino di corrispondere alle finezze che la sua galanteria mi ha usate in ogni riscontro com’era nel caso suddetto anche la convenienza e l’interesse delli stessi miei sudditi maltrattati da rubamenti e dalle evidenti procedure di quella cattiva gente onde se fusse stato in poter del Baron del Nero il procedere contro di essa col braccio delle mie forze creda pure VS Ill.ma che l’avrebbe effettuato e che l’effettuerà sempre che capitando altri disertori di codesta piazza non si rifugino in luoghi immuni per consegnarli subito a lei come per il passato è seguito e come è mia intenzione che si continuerà anche in avvenire al di cui effetto sono stati rinnovati in Portoferraio gli antichi rigorosi bandi contro di loro. Del resto se V.S. Ill.ma si compiacerà di riflettere che essi presa la fuga dai miei stati si buttarono nei domini del Re Cattolico come lo è quello di Piombino e che in un luogo di quella giurisdizione godettero l’imbarco. Ella ravviserà che non può imputarsi ai miei ministri di aver mancato alla neutralità che sanno benne di dover religiosamente osservare onde confido che la singolar giustificazione e segretezza di V.S. Ill.ma appagandosi di questi motivi crederà in me sempre uniformi i sentimenti di rispetto e di debito che mi corre verso Sua Maestà cattolica e non dissimili quelli dalla stima e dalla gratissima riconoscenza che io professo verso la Persona e verso i meriti di V.S. Ill.ma a cui confermandomi nuovamente tenuto per le () compiacenze e facilità che ha voluto avere ai miei uffici et alle cose mie desidero consegnare di corrispondere ( ) e le auguro fortune sempre maggiori “

(FILZA “Lettere sino all’anno 1709 al tempo dell’illustrissimo Sig Barone Alessandro del Nero “ C9. Carta senza numero di pagina. Archivio preunitario.Archivio del governo di Portoferraio 1553-1799.Carteggio del governatore. Archivio storico comune di Portoferraio)

9 ottobre 1707. Prima carta del documento di archivio relativo al carteggio della lettera scritta dal Serenissimo Granduca di Toscana al governatore di Longone. FILZA “Lettere sino all’anno 1709 al tempo dell’illustrissimo Sig Barone Alessandro del Nero “ C9. Carta senza numero di pagina. Archivio preunitario.Archivio del governo di Portoferraio 1553-1799.Carteggio del governatore. Archivio storico comune di Portoferraio. Sulla questione è allertata anche l’autorità ecclesiastica che è necessariamente e inevitabilmente coinvolta. Lo attesta carta di archivio. Il vescovo della diocesi di Massa e Populonia il il 21 ottobre 1708 scrive lettera a sigillo volante al governatore di Portoferraio barone Alessandro del Nero .Il vescovo fa sapere al governatore che per la frequenza con cui soldati disertori si ricoverano nelle chiese ottenendo immunità è ricorso alla Sacra Congregazione dell’immunità dalla quale ha ottenuto la facoltà di trattare la questione. Dice al governatore di fare riferimento al Provicario Pacini il quale di volta in volta tramite lui farà sapere cosa fare. Qui di seguito è integralmente trascritta la carta di archivio del vescovo :

“Sig Barone Del Nero

Governatore di Portoferraio

Ill.mo Sig.re Sig.re Pron.mo Col.mo

Rimetto a VS Ill.ma il memoriale dei Cappellani di codesta confraternite laicali con la commissione opportuna in persona di Don Domenico del Bimbo approvata da ambe le parti . Per secondare quanto posso il desiderio di VS Ill.ma in ordine a provvedere alli disordini che possono nascere dalla frequenza di soldati disertori che si rifugiano in codeste chiese sono ricorso alla Sacra Congregazione dell’immunità dalla quale essendomi stata concessa speciale facoltà sopra questo particolare,mi valgo delle medesima scrivendo la congiunta al Provicario Pacini che supplico VS Ill.ma fargliela vare subito letta e chiusa che l’averà ,mandandola io a questo fine a sigillo volante. La prego di gradire la mia attenzione e di somministrare a richiesta del medesimo Pacini il braccio necessario per mandare in caso di bisogno ad effetto gli ordini che io gli do secondo la mente della Congregazione alla quale tanto io quanto l’istesso Pacini dobbiamo interamente uniformarci.

Di VS Ill.ma

Siena 21 ottobre 1708

Dev.mo Obbl.mo Serv.re

Vescovo di Massa”

MARCELLO CAMICI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati