Oggi, su Elba Press, si legge una dedica a Teseo Tesei, l’eroe nazionale che il 26 luglio del 1941 sacrificò volontariamente la propria vita per l’Italia, trasformando un fallimento tecnico in un gesto eroico destinato a entrare nella storia della guerra navale. Un sacrificio eroico, compiuto con la lucidità di chi sa che sta scegliendo il dovere sopra la vita stessa.
Una poesia
Oggi, quindi ricorre l’anniversario della morte. Eppure, a ricordarlo sulla stampa è stato soltanto, fino a prova contraria, un suo concittadino di Marina di Campo dove si è svolta anche un breve cerimonia commemorativa, il quale ha voluto dedicargli una delicata poesia. Un gesto semplice ma commovente, tanto più significativo se si pensa al silenzio che circonda questa memoria: un silenzio che pesa come un macigno sull’indifferenza nazionale. Nessuna cerimonia ufficiale, nessun atto solenne da parte di chi dovrebbe custodire questa eredità di coraggio. Solo un uomo, un elbano, ha trovato le parole per rendere a mezzo stampa, omaggio a colui che, in nome del dovere, accettò la morte e conquistò uno dei più inaspettati successi della nostra Marina Militare.
Delitti e rapine
È difficile, oggigiorno, sentire in Italia una commemorazione che non sia legata a una disgrazia, a un attentato, a un crollo o a un eccidio. Il nostro calendario civile sembra scandito soltanto dal ricordo delle nefandezze: stragi, eccidi, persecuzioni, rovine di guerra, disastri naturali. Ogni giorno c’è un anniversario da rivangare, un lutto da rinnovare, come se la memoria collettiva dovesse nutrirsi soltanto di dolore. Soprattutto i telegiornali dedicano le loro informazioni almeno per metà alla cronaca nera delitti, massacri, stupri e rapine, ecc. Eppure, ci furono uomini che agirono mossi da coraggio e sacrificio, compiendo gesti che altri popoli onorano come simboli di fierezza nazionale. Da noi, no: le vittorie, gli atti eroici, sono relegati a qualche pagina dei libri di storia, senza eco nella quotidianità.
Orgoglio ignorato
Un nome, quello di Teseo Tesei, meriterebbe di essere pronunciato con orgoglio nazionale almeno una volta l’anno. Invece, silenzio generale. In Italia è ricordato sostanzialmente da pochi elbani che, fedeli alla sua memoria, organizzano piccole cerimonie in sottotono, quasi private. Eppure, questo Ufficiale del Genio Navale ideò e portò all’estremo sacrificio il “Siluro a Lenta Corsa”, il famoso “Maiale”, con cui scrisse una pagina epica della guerra navale.
Il valore del sacrificio
La sua impresa fu tanto audace quanto disperata. Durante l’attacco al porto di La Valletta, a Malta, il suo ordigno subacqueo si bloccò sotto la barriera che doveva oltrepassare. Comprendendo che non c’era più possibilità di completare la missione secondo i piani e che ogni esitazione avrebbe compromesso l’operazione, Tesei ordinò al suo secondo di allontanarsi. Restò solo, con la calma ferma di chi sa che sta andando incontro alla morte. Spolettò a zero l’esplosivo e si sacrificò, facendo detonare l’ordigno sotto la corazzata britannica,la Valiant e danneggiando le difese del porto. Morì consapevole, volontariamente, con la determinazione di un militare che considera il proprio dovere irrinunciabile.
È morto, sì, ma per il suo ideale di vittoria. La sua non fu una morte subita: fu la scelta estrema di chi, con lucidità, decise di trasformare un fallimento tecnico in un gesto risolutivo. Un gesto che, per chi ha onore, vale più di cento vittorie ottenute con mezzi convenzionali. Eppure, questa memoria, che altrove sarebbe celebrata come orgoglio nazionale, da noi è sostanzialmente ignorata nell’indifferenza con cui la Rappresentanza italiana tratta propri eroi.
Le Istituzioni nazionali
C’è da chiedersi perché la Marina Militare, che pure ha intitolato a Tesei il proprio reparto d’élite, il COMSUBIN, non senta il dovere di promuovere attraverso gli Enti politici ministeriali ogni anno cerimonie ufficiali non soltanto sull’Isola d’ Elba che gli diede i natali. Sarebbe un segno di riconoscenza, ma anche un messaggio educativo per le nuove generazioni. Perché i popoli vivono non solo dei ricordi dolorosi delle loro sconfitte, ma anche e soprattutto, dell’orgoglio delle loro successi. Teseo Tesei appartiene a questa seconda, nobilissima categoria. E ignorarlo significa non soltanto dimenticare un uomo, ma rinunciare a credere in quell’idea di onore e di coraggio che dovrebbe essere la spina dorsale di una nazione.


