Lo scavo archeologico a Castiglione nella valle di S.Martino

di Marcello Camici

PARTE  DODICESIMA

 E’ con gli Etruschi  , a partire dal IX secolo a.C.,che ha inizio  intenso sfruttamento  del minerale ferroso presente sul territorio dell’Elba .Populonia  una delle dodici città della Dodecapoli etrusca, le città-stato principali che facevano parte dell’Etruria, governate da un lucumone prende  possesso dell’Elba  per lo sfruttamento del minerale del ferro.Il dominio di Populonia per proteggere le fonti di estrazione del minerale di ferro  avviene  con il sorgere di fortezze di altura sul territorio dell’isola .Una rete di piccole fortezze sorge sulle alture che guardano i principali punti di approdo, come la rada di Portoferraio e di Campo, proprio per controllare il traffico marittimo.

Nella Valle di S. Martino si trova la collina  dove è ubicata una delle più importanti di queste fortezze di altura :da qui  gli etruschi di Populonia potevano controllare il traffico marittimo nella rada di Portoferraio.

Il nome  di questa collina ancora oggi è quello di Castiglione  che significa  piccolo castello cinto di mura.

Oggi  questa fortezza di altura,castello con cinta muraria  non è visibile

Qualche secolo fa  sembra lo fosse.

Nel 1729 ,Vincenzo  Coresi del Bruno,governatore militare e civile di Portoferraio, così infatti scrive nelle sue memorie:
“…In una gran valle del territorio suddetto di Portoferraio  che in questi tempi vien detta di S. Martino ,sorge distaccato dagli altri un piccolo monte  nella cima del quale si vedono mura antiche    in forma di Castello ,di circonferenza però di non più di un migliaro di bracce  con vestige entro di questo di case di particolari ,chiamato volgarmente Castiglioncello ,non accertandosi se questo nome sia il suo vero  o datoli da moderni a capriccio…” (pg 171 “Zibaldone di Memorie” Vincenzo Coresi del Bruno. 1729.Copia Dattiloscritta. Biblioteca comunale Portoferraio)

Oggi,è’ solo andando a piedi  in cima alla collina che si ritrova e si vede  ciò che resta della cinta muraria.

Nel luglio del 1978  l’università di Pisa ha condotto uno scavo archeologico sul colle di Castiglione di S. Martino  sotto la direzione di Orlanda Pancrazi.

I risultati di questo scavo  insieme con i risultati di un altro avvenuto   presso Monte Castello di Procchio,sono stati oggetto di una pubblicazione    dal titolo “Elba preromana:fortezze di altura. Primi risultati di scavo.Monte Castello di Procchio.Castiglione di S. Martino ”Pacini editore.Pisa 1979.

I manufatti di questo scavo di Castiglione  di S. Martino  si trovano esposti al museo civico della Linguella in Portoferraio  ed hanno fornito   notizie sul carattere ,la funzione e la cronologia delle strutture situate sulla sommità della collina.

Su questa sommità ,spianata forse artificialmente, è presente una cinta muraria con andamento quasi rettangolare con asse più lungo orientato NE-SO.

La parte meglio conservata è quella settentrionale  dove il muro raggiunge l’altezza di quasi due metri.

Ciò che era alzato tra le mura è andato completamente distrutto : rimangono sono alcuni muretti

E’ stato fatto un tentativo  di ricostruzione attraverso un disegno  di ciò che poteva essere alzato  dentro la cinta muraria

La cinta muraria  è costruita con blocchi di pietra ottenuta in loco ,blocchi in prevalenza di porfido disposti in modo che la faccia regolare del taglio costituisca il paramento esterno.La tecnica è quella del doppio paramento con l’intercapedine riempita di pietre e terra.

La stessa tecnica che  osserviamo  usata nella costruzione di  quell’immenso reticolo di muretti che delimita i campi  di vitigno abbandonati specie nel versante occidentale dell’isola dove molti di tali muri ancora sono in stato di buona conservazione

A Castiglione,la zona interna delimitata dalla cinta muraria  è pianeggiante e lo scavo archeologica di  questa zona ha evidenziato la presenza di resti di muri costruiti con materiale cavato in loco (porfido,calcari  e arenarie) e con la stessa tecnica della cinta . Il materiale rinvenuto è costituito da elementi necessari per l’attività domestica.

Questo materiale rinvenuto è stato catalogato. Si tratta di :

  1. A) Ceramica comune di uso domestico

B)Ceramica fine da mensa acroma e decorata

C)Ceramica fine da mensa sovra dipinta e a vernice nera

  1. D) Grandi contenitori
  2. E) Materiale da copertura

F)Oggetti particolari

Tra i materiali archeologici recuperati, oggi conservati presso il museo civico archeologico di Portoferraio, compaiono kylikes (coppa da vino)a vernice nera dell’Atelier des petites estampilles,skyphoi ( profonda coppa per bere con due piccole anse) del gruppo Ferrara T 585 ,ceramiche di Gnathia, anfore etrusche e greco-italiche e una moneta bronzea di Populonia (aes grave).

 

Dopo molti anni in cui è avvenuto lo scavo archeologico  di Monte Castello di Procchio e a Castiglione di S. Martino ,Orlanda Pancrazi, scrive : “…All’interno di queste due strutture solide e modeste (il cui alzato di  mattoni  crudi  si è sciolto nel tempo giù per le colline)le suppellettili rivelano un mondo vivacissimo:ceramica da mensa attica ,anfore vinarie etrusche ,greco-orientali e messaliote.Anche nel IV secolo e nei primi decenni del III secolo a.C. c’è una notevole raffinatezza di ceramica da mensa e di uso vario,che rivela contatti col meridione e con l’Italia centrale. L’abbondanza di anfore è impressionante,l’alimentazione (ricostruibile attraverso lo studio dei resti di pasto)è ricca e variata; suini,ovicaprini ( e connessi prodotti lattario-caseari),bovini,e, in minor misura,equini,con una piccola integrazione di caccia e di pesca ; e il gallo,ancora rarissimo.

Ancora una volta,le uniche tracce note degli insediamenti sparsi sul territorio sono i rinvenimenti di sepolture,quasi tutti purtroppo risalenti a tempi lontani e i cui materiali sono oggi spesso irreperibili:tombe a cassa dalla località Le Trane,tombe a inumazione a Casa del Duca e a Monte Orello (Portoferraio) e a Grassera (Rio nell’Elba):fra gli oggetti di corredo,specchi,vasellame bronzeo ,ceramiche,ornamenti personali anche in materiali ricercati anche se non sempre preziosi: collane in pasta di vetro,fibule i argento e in oro.

Nella fortezza di Castiglione di S. Martino ,tutta questa fase,con i suoi tetti crollati ,gli edifici di legno bruciati,i frammenti  anneriti di vasellame ,è sepolta e sigillata in uno strato di distruzione violenta conclusa da un incendio.Il materiale permette di datare l’avvenimento ,con la normale elasticità,tra il 280 e il 260 a.C.;per cercare di capire le motivazioni di questa aggressione,bisogna tornare ad un più generale quadro di eventi . Roma ,conquistando spazi sempre più vasti,si sta dirigendo a nord; con la fine del III secolo a.C. ,completerà la sottomissione dell’Etruria settentrionale .Populonia ,che nella dodecapoli etrusca si distingue per una posizione sempre singolare,nel 311 a.C. non è presente tra le città che combattono i Romani, e, con l’inizio del III secolo a. C.,comincia gravitare nella sfera di influenza romana.

Nel 259 a.C. i romani conducono una spedizione in Corsica e può,anche in questo caso,essere coinvolta l’Elba;ma,soprattutto,sappiamo che Roma è in guerra con Cartagine dal 264 a.C. e che il ferro ,importante per gli strumenti delle attività di pace,diventa protagonista indispensabile in guerra.

E’ possibile che  la prima fase delle fortezze si sia conclusa violentemente ad opera dei Romani;è significativo che almeno quella di Castiglione di S. Martino venga subito e più robustamente ricostruita  e che questa seconda fase (gli ultimi materiali sono databili  tra il 150 e il 140 a.C.) si concluda praticamente insieme alle guerre puniche ;inoltre i dati della ricognizione fanno supporre che la rete delle fortezze di altura si infittisca e si organizzi meglio proprio in questo periodo,anche se solo lo scavo può confermare un tessuto di ipotesi il cui disegno è tracciabile per ora  solo attraverso la ricognizione”

(Cfr  pg 233-234 di   “Dal periodo arcaico al tardo antico “ Orlanda Pancrazi . In“Elba .Territorio e civiltà di un’isola”R. Rosolani e M. Ferrari. RS Editore .2001)

Con la fine delle guerre puniche e il consolidarsi del dominio di Roma sull’Elba l’importanza strategica  delle fortezze di altura termina.

Il nuovo dominatore romano sceglie l’Elba sempre più come sede di “otia” costruendo ville .

Pertanto  la  fortezza di altura di Castiglione S. Martino è abbandonata come tutta  quanta la valle.

Con il dominio di Roma la valle di S. Martino, così presente nelle vicende umane  sin dai tempi  “antistorici” di Raffaello Foresi , scompare nell’oblìo per poi ritornare alla ribalta con Napoleone Bonaparte.

 

MARCELLO   CAMICI

 

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