Rigassificatore: Piombino ( e l’Elba) non si fidano

Il ministro Cingolani: due anni a banchina in porto, poi in rada. Le reazioni

il porto di Piombino

Il caso del rigassificatore che il governo Draghi ha praticamente ormai deciso di installare a Piombino per fronteggiare la crisi energetica derivante dalla guerra in Ucraina e dal sempre più probabile embargo europeo al gas russo, comincia a preoccupare non solo Piombino ma di riflesso anche l’isola d’Elba.

Dopo gli incontri dei giorni scorsi fra funzionari ministeriali, Regione Toscana, Autorità Portuale di Sistema e Comune di Piombino, voci in arrivo da Roma – e riportate dal giornale Il Tirreno – parlano di anticipazioni fatte direttamente dal ministro della Transizione Energetica Cingolani sulle modalità di installazione del rigassificatore. Verrebbero inizialmente usate, pare, delle navi-rigassificatore galleggianti, che verrebbero ormeggiate  in porto per un paio di anni, il tempo di completare un pò più al largo, in rada, una struttura fissa con gli attacchi alle tubazioni necessarie a convogliare il gas ridiventato aeriforme verso terra.

La città di Piombino è decisamente preoccupata: il sindaco Francesco Ferrari ha espresso infatti perplessità, perchè  – oltre agli evidenti fattori legati ad ambiente e sicurezza – le banchine occupate sarebbero proprio quelle realizzate per ultime, che stanno realizzando una serie di insediamenti produttivi con buone prospettive occupazionali.

Dall’altra parte del canale, intanto, crescono le perplessità: pare che il sindaco di Piombino Angelo Zini abbia già chiamato la Regione Toscana e l’Autorità Portuale di Sistema per chiedere di essere coinvolto nelle decisioni che riguardano il progetto, alla luce del fatto che Piombino rappresenta la porta di accesso all’Elba per milioni di turisti ogni anno.

 

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