Isola d’Elba, 1557. Diserzione e disertori del XVI secolo

di Marcello Camici

ISOLA D’ ELBA 1557. DISERZIONE E DISERTORI. IL CONTESTO GEOPOLITICO  .LA QUESTIONE DEI CONFINI

PARTE PRIMA

La diserzione è vicenda  che costituisce importante capitolo della storia di  Portoferraio.

E’  vicenda poco conosciuta .

Nei secoli passati, l’Italia  era suddivisa in tanti stati. Per il passaggio da uno stato all’altro  sia via mare che via terra  non esisteva una “patente” (passaporto) nel senso moderno del termine . Tuttavia, i viaggiatori che desideravano spostarsi via terra  tra diverse entità politiche (città-stato, ducati, regni,principati  ecc.) potevano farlo ottenendo specifici documenti e permessi, spesso chiamati “lettere di viaggio” o “salvacondotti”.Una “patente di sanità” è pure importante per lo sconfinamento attestando lo stato di salute del viaggiatore,

Questi documenti attestavano l’identità del viaggiatore, la sua provenienza e la sua destinazione, e fornivano una sorta di autorizzazione a transitare attraverso i territori sottoposti ad autorità differenti con giurisdizione differente . Questi documenti potevano essere rilasciati  al viaggiatore signori feudali , da autorità locali  come i compartimenti di sanità a seconda del contesto specifico. Questo interessante argomento , cioè  lo spostamento  legale di sudditi  attraverso i confini degli antichi stati italiani ,Aldo Giuseppe di Bari  lo studia  analizzando  il transito tra vari stati per motivi di lavoro  di maestranze  nei secoli XIV-XV

Ma esisteva anche  spostamento illegale attraverso i confini degli antichi stati italiani,quello  di soggetti  che sconfinano senza permessi .

All’Elba la diserzione è una delle cause del passaggio illegale di confine: diserta il  soldato del presidio, diserta lo schiavo forzato alla catena del remo sulla galera ,disertano le “bonevoglie”marinai che spinti dalla miseria  si arruolano a svolgere il duro lavoro al remo sulla galera .

La diserzione ,cioè la fuga,l’abbandono  di un soldato dal proprio esercito, è vicenda  che avviene  sovente  quando l’Italia,come sopra accennato, è divisa in tanti stati. Il soldato  diventa   disertore per vari motivi. L’atto di diserzione  si accompagna sovente con   lo sconfinamento illegale del disertore  .Il passaggio  illegale del confine  lo sottrae ai rigori della giurisdizione militare cui è sottoposto .A Portoferraio  arriva sconfinando   quel disertore che abbandona il principato di Piombino o lo stato dei Presìdi .Arrivato nel territorio ferraiese  ,per sottrarsi alla cattura  e alla  pena  conseguente all’atto di  diserzione,si rifugia  spesso dentro una chiesa nella quale, il governo civile e militare non avendo giurisdizione, non può essere catturato per la immunità che gli conferisce il sacro luogo. Qui, dentro la chiesa, è  in attesa di imbarcarsi e lasciare l’isola.

Le chiese  di San Rocco e dell’Annunziata collocate vicino ad approdi di mare  sono luoghi scelti dal disertore  come rifugio temporaneo in attesa di un imbarco  per la terraferma.Le due chiese diventano rifugio  per il disertore durante la fuga  per queste caratteristiche : sono extraurbane cioè fuori dalle mura e da esse,essendo collocate vicino al mare, si può arrivare senza essere catturati ad imbarcarsi per la terraferma.

Questa loro collocazione con  le caratteristiche sopra accennate  è ben  visibile in una vecchia stampa del 1697

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Giuseppe Ninci descrive il fatto  con queste poche parole ma significative  “…Il divin tempio liberava in quelle età dalla pena annessa alla diserzione chi in esso ricoveravasi : che perciò i miitari spagnoli di presidio in Longone non pervenendo a sortire dall’isola disertando ,si ritiravano in una delle due sopra mentovate cappelle per essere esenti dal procuratosi castigo”.

Le sopra mentovate cappelle Sono San Rocco e Annunziata.

(Cfr. pg  35 di “ Notizie compendiate delle chiese,oratori, cappelle di Portoferraio raccolte e registrate da Giuseppe Ninci l’anno 1834 e passatone copia alla chiesa del Corpus Domini di detta città nel 1835” Manoscritto. Copia conservata nella biblioteca comunale di  Portoferraio)

Tutto questo accade perché Il trattato  di Londra del 1557 ha disegnato  per  l’Elba , per  l’arcipelago toscano e per  la costa tirrenica prospiciente una nuova cartina geopolitica.

Sono nati tre  stati  con propri confini , con propria giurisdizione ,con propria forza armata  .Il territorio dell’isola viene diviso in  tre  con territori appartenenti e allo  stato dei Presìdi e  al principato Mediceo  e al principato di Piombino.

Bisogna arrivare al 1814 quando con  Napoleone in esilio tutto il territorio è unito nel principato dell’Elba .

Il trattato di Londra del  29 maggio 1557 stipulato tra Filippo II , re  Spagna,  e Jacopo VI Appaini ,principe di Piombino, stabilisce  “..al duca Cosimo resti Portoferraio ,porto nella detta isola,con i castelli ed edifizi che ci tien fatti e gli altri che ci vorrà fare in due miglia intorno di territorio al detto Portoferraio …inoltre vogliamo che il Re i Spagna e i suoi successori abbiano la facoltà di fortificazioni…”

Al duca Cosimo resta Portoferraio   perché Cosimo ha potuto fortificare nel 1548  Cosmopoli,città fortezza,    su territorio appartenente al principato piombinese in quanto avutane  custodia temporanea  da Carlo V ,tra le veementi proteste della principessa di Piombino  che ha in possesso tutta l’Elba.

Questo avviene dopo che  l’imperatore spagnolo ha ricevuto dal duca fiorentino  ingente somma  di denaro.

Già prima del 1548 Cosimo ha fatto pressioni su Carlo V perché inducesse gli Appiani a fortificare Piombino e l’Elba chiedendo anche di ottenere il principato di Piombino e dell’Elba per procedere lui alla fortificazione , ma senza alcun risultato .

Nel 1546 Carlo V dovendo  sedare la rivolta dei protestanti tedeschi ha bisogno urgente di denaro  che chiede a Cosimo il quale coglie l’occasione per pretendere  il principato degli Appiani .E così avviene che  nel 1548 Carlo V pone “nelle mani e sotto l’amministrazione “ di Cosimo I de’ Medici,allora duca di Firenze ,il principato  di Piombino che si estende sull’intera isola d’Elba. Una sorta di  permesso  di  concessione e custodia   col quale Cosimo sbarca all’Elba  nel 1548. Lo  mantiene, tale stato di concessione e  custodia, per nove anni, fino a quando il 3 luglio  1557 a  Firenze (trattato di Firenze ) Cosimo ottiene dal re di Spagna l’investitura feudale come signore di Siena e Portoferraio

Con lo stesso trattato viene restituita dall’imperatore l’isola d’Elba a Jacopi VI Appiani “Nell’anno 1558 si degnè l’impertaore Carlo V restituire a Jacopo sesto lo stato di Piombino ,che per la tenerezza degli anni gli era stato levato conforme quanto s’è detto  e dato in educazione alla Real famigli de’ Medici com l’amministrazione dello stato di Piombino ; e per le spese fatte dal Duca Cosimo in fortificarlo gli fu assegnato Portoferraio come sopra s’è detto ma con un terine di due miglia da ogni parte”

(Cfr pg 73 di “Zibaldone di Memorie “ Vincenzo Coresi del Bruno. Manoscritto 1729.dattiloscritto conservato nella biblioteca comunale di Portoferraio copia dell’originale consrvato nella biblioteca marucelliana di Firenze)

Con la infeudazione Cosimo diviene “serenissimo padrone e signore “ di Portoferraio  ,ma svanisce per  lui la possibilità di domino e possesso sulla intera isola  e  fa  nascere col il principato di Piombino  e il nuovo stato dei Presidi la questione dei termini  confinari sul terreno  .

Trattative si instaurano  per  la posizione dei termini dei confini tra  Cosimo   e Giacomo VI Appiani dove il re di Spagna interviene per lo stato dei presidi facendo da mediazione.

Nel 1557  è commissario e governatore di Portoferraio  Domenico di Jacopo Attavanti ,nominato da Cosimo alla fine del 1556.Il duca ,due mesi dopo la stipula del trattato, nel luglio del 1557 ,invia una lettera a detto governatore dicendo che viene a Portoferraio Francesco Vinta suo uomo di fiducia facente parte della Pratica Segreta ,cancelliere ed ufficiale delle riformagioni,  insieme con Don Bernardo  di Bolea ,rappresentante del re di Spagna ministro della corona d’Aragona  .A costui, il Vinta, ha l’incarico di dare il possesso dell’isola   e  “ a mettere li termini” .

Collocati ad una certa distanza l’uno dall’altro,i “termini “sono i segnacoli che indicano il confine.

L’operazione riguarda  ed è quella di tracciare i confini .

Fabrizio Fiaschi approfondisce la questione del tracciamento dei confini dopo il trattato di Londra .

(Cfr pg 13-20 di “I Confini di Cosmopoli.Storie e percorsi intorno a Portoferraio,isola d’Elba”CD&V Editore Firenze  2019)

Vi  è una lunga contrattazione nella commissione che si è istaurata  per il tracciamento del confine. La commissione è costituita da Piero Niccolò Machiavelli ,commissario delle galere(incaricato dal Vinta per il principato mediceo ) ,da Benedetto Olviero di Trento per il principato di Piombino (incaricato da Gerolamo Appiani) ,da Juan Antonio de Anchora (incaricato da don Bernardo di Bolea per il regno di Spagna ) che deve raccogliere le istanze di entrambe le parti :signore di Piombino e granduca di Toscana.

Ciascun rappresentante ritiene  che la misurazione della linea di confine delle due miglia di terra intorno a Portoferraio, scritte nell’accordo, dovesse partire da un punto che è diverso . Il delegato spagnolo consegna a don Bernardo di Bolea una mappa nell’anno 1557  con tre linee di confine di cui una  misurata secondo le indicazioni di Piombino  degli Appiani ,un’altra secondo le indicazioni di Firenze  : la linea mediana è soluzione intermedia proposta dal delegato spagnolo.

Per la linea di confine a mare  le cose sono semplificate :è il tiro del cannone a delinearla.

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Su queste  trattative degli  antichi confini di Portoferraio, Cristiana Rospigliosi scrive ;

:”Le trattative finalmente avviate da Cosimo, nel 1574 portano al contratto definitivo,firmato nel gennaio dello stesso anno,ma il 24 di maggio del 1575  ancora ci si rammarica che non siano stati eseguiti gli ordini dat precedentemente riguardo ai confini. La tanto attesa ‘piantatura’ dei termini avviene in due tempi per questioni sorte tra gli emissari di Firenze e di Piombino.Inizialmente vengono messi il primo ,secondo,terzo,quarto ottavo e nono termine e ci si preoccupa di misurare il terreno con l’archipenzolo perché è più conveniente  e cadrà il termine dove vuole perché al restante la bontà di Sua Altezza Reale porrà rimedio lei”

(Cfr  pg 21 di “Gli antichi confini di Portoferraio negli archivi storici di Portoferraio e di Firenze”, Cristiana Rospigliosi . “Lo Scoglio. L’Elba ,ieri,oggi,domani” n. 55 anno 1999)

Dopo il contratto definitivo del gennaio 1574  cippi di pietra  sono posti a delimitare il confine tra il principato di Piombino e il territorio  di Portoferraio e il territorio dello stato dei Presidi.

I confini nel corso del tempo sono stati più volte sottoposti a revisione come attestano vari documenti di archivio sia perché i termini non si ritrovano più sia perché qualcuno è stato demolito . Sono stati oggetto di discussione tra i governi dell’isola .

Nel 1737 ,in carta di archivio dallo scrivente ritrovata,Carlo Rinuccini, dalla segreteria di guerra in Firenze, scrive  al governatore di Portoferraio Vincenzo Coresi del Bruno sulla pendenza della questione col governo di Longone relativa al quinto termine del Felciaio

“Al Sig. Maestro di Campo Coresi del Bruno

Gov.re di Portoferraio

Ho ricevuto l relazione ultimamente trasmessami da VS Ill.ma dell’accesso di stato  per il ritrovamento del Quinto Termine  del Monte Felciaio stato demolito e quantunque dalla medesima si ricavi  che non possa contravvertirsi di verificarsi tutti i contrassegni nell’instrumento del 1575 in quel luogo, ove si pretende  che fosse il  5° Termine demolito,nondimeno pretendendosi da quei di Capoliveri che il detto termine debba esser altrove supposto che non possa riuscire di far loro conoscere l’equivoco  e rimettere  il detto termine al suo luogo amichevolmente prego VS Ill.ma a compiacersi  di significarmi quale comparto possa esservi per venirne a capo,e por termine a questa pendenza avendo fatto in questo stato benissimo a rispondere al Sig. Gove.re di Longone che per la mancanza del suddetto termine del Felciaio non poteva ella deputare persona alcuna a riconoscere i confini …

Devotissimo  Obbligatissmo  Servitore

Carlo Rinuccini”

(FILZA  “Lettere di ministri di stato e di guerra .1690-1746”Già C6.catalogo pg 124.Carta senza numero di pagina.Carteggio del governatore,Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800.Archivio storico comune Portoferraio)

La questione del confine è partecipata dalla massima autorità civile e militare   che a quell’epoca è il governatore Vincenzo Coresi del Bruno. Ad essa dedica un  intero capitolo nel suo manoscritto col titolo

“Distanze che sono da un termine all’altro fra i termini giurisdizionali del territorio di S.A.R. nell’isola dell’Elba  con il territorio dei Castelli o terre della Signora Principessa di Piombino”

(Cfr pg 101-102 di “Zibaldone di memorie” Vincenzo Coresi del Bruno.Manoscritto 1729.Dattiloscritto conservato nella biblioteca comunale di Portoferraio copia dell’originale conservato nella biblioteca marucelliana di Firenze)

Alla fine del settecento una mappa fissa in modo chiaro  termini  del confine di giurisdizione di Portoferraio

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Nel cinquecento,tracciati i confini di tre stati ,   un solo  presidio armato   è ubicato permanentemente  presente sull’isola : si trova  nella città Fortezza  di Portoferraio che appartiene al principato Mediceo  con poche miglia di terra intorno. Nel restante territorio dell’isola e dell’arcipelago  torri ,castelli ,rocche  sono possesso del principato di Piombino  e  allo stato dei Presìdi con a guardia del territorio piccole guarnigioni di soldati .

In Portoferraio  è invece presente un grosso presidio militare armato fino ai denti.

Lo conferma  carta di archivio del  1561 dove,  Baldinaccio Martellini che nel 1559 è commissario del duca Cosimo  ,redige una nota  delle palle da fuoco presenti  a Portoferraio dal titolo “Nota delle Palle Segnate alla terra di Porto Ferraio et dispensate nelle dua Fortezze et prima”

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Le due fortezze armate di tutto punto  sono il Falcone e la Stella. La carta di archivio riporta  il numero di palle da fuoco  presenti in ciascuna delle due fortezze   descrivendo anche l’uso che ne viene fatto in  rapporto al pezzo di arma da fuoco  per cui sono adoperate. Impressionante il numero di questi pezzi  di arma fuoco presenti e piazzati al Falcone e alla Stella

Pochi anni dopo, nei primi anni del seicento, avvalendosi  del trattato di Londra del 1557 che consente ai successori di Filippo II  re di Spagna di poter edificare  ,gli spagnoli , per controbilanciare la presenza armata granducale toscana  e potenziare  il sistema difensivo costiero dello stato dei presidi  edificano il forte Longone  e Focardo dove insediano un presidio armato  ivi permanente.

E’ soprattutto  da allora ,dal seicento, che tra questi due presidi armati della “real città Portoferrio “ e della “real piazza di Longone”,   avvengono episodi di diserzione tra i militari

 

MARCELLO   CAMICI

 

 

FOTO  1

1697 – Anonimo. Veduta del fronte di terra di Portoferraio .Matita nera,penna e inchiostro  acquerello policromo. Biblioteca Moreniana Firenze Fondo Bigazzi

 

FOTO  2

Disegno di Portoferraio con le tre linee di confine  .Archivio generale di Simancas .Spagna

 

FOTO  3

“Pianta della giurisdizione di Portoferraio  1784”G Benassi, Archivio Boncompagni Ludovisi. Archivio Segreto Vaticano

FOTO  4

Luglio 1561 .Baldinaccio Martellini. Nota delle munizioni distribuite alle fortezze di Portoferraio . Mediceo del Principato F. 489, c. 100. Archivio di stato di Firenze

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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