Quando la distanza diventa diagnosi e la solitudine terapia

di Alberto Zei

Riceviamo e pubblichiamo integralmente:

C’è un’Italia che vive guardando il mare e un’altra che lo teme, come se l’acqua fosse ancora un confine e non un ponte. L’Isola d’Elba, terza del Paese per grandezza e ma non certo terza per dignità di storia a cui  appartiene, da troppo tempo deve fare i conti con chi la osserva da lontano che promette e non mantiene, che confonde la tecnologia con la cura. Coloro  che vivono  all’Elba non chiedono privilegi. Chiedono soltanto di non essere trattati come un cittadini di serie B. Eppure, da anni, la terza Isola d’Italia paga le  tasse, i carburanti per il trasporto marittimo   e i vari balzelli più cari  che in altre parti del nostro Paese, ma riceve in cambio meno salute, meno presidi, meno garanzie. Questa è una contraddizione che grida, ma che spesso si perde nel rumore del continente.

La modernità che non salva

Da qualche tempo, l’Azienda Sanitaria Toscana Nord Ovest ha annunciato con entusiasmo l’arrivo della “rivoluzione digitale” nella gestione dei tracciati cardiologici. Una promessa di efficienza, di collegamenti rapidi, di diagnosi a distanza: tutto molto evoluto, tutto molto bello sulla carta. Ma la domanda è semplice: a che serve diagnosticare un infarto perfettamente se non si può intervenire in tempo per salvarlo? Nel linguaggio della medicina, la differenza tra la vita e la morte si misura in minuti. L’infarto non è un sospetto da confermare, è un nemico da bloccare subito. E quando il paziente si trova all’ Elba  e il primo laboratorio di emodinamica è a un’ora di volo, tempo e preparazione permettendo, la modernità si ferma: diventa alibi, non soluzione.

L’illusione dell’elicottero

C’è un’immagine che sintetizza meglio di ogni statistica la realtà elbana: quella di un elicottero che decolla nella notte. Dentro c’è un paziente, fuori c’è un’Isola intera che trattiene il respiro. Ma quell’elicottero non è una terapia, è un compromesso. È la risposta di un sistema che ha scelto di delegare la cura al trasporto, come se il volo potesse sostituire il reparto. Ogni minuto in aria è un minuto di ischemia. Ogni nuvola, ogni raffica di vento, ogni ritardo nel decollo è una parte di cuore che se ne va. E quando il paziente arriva sul continente, spesso non è più lo stesso. Non serve essere medici per capirlo: basta un po’ di umanità e un minimo di logica.

Diagnosi senza cura

Oggi all’Elba si può registrare un ECG in tempo reale e inviarlo ai cardiologi di Pisa in pochi secondi. Un traguardo tecnico notevole, ma anche una beffa sottile: perché ciò che manca non è la conoscenza, è la possibilità di agire. È il paradosso della modernità senza prossimità. Più si perfeziona la diagnosi, più si conferma l’impotenza. E così l’Isola diventa un laboratorio di dati, non un luogo di cura.  Il risultato? Ogni infarto non trattato in tempo lascia una scia invisibile: invalidità croniche, vite ridotte, famiglie in difficoltà, costi sanitari che durano anni. È una catena silenziosa, ma pesante come una condanna.

Lo Stato e il dovere di esserci  

Questa non è una vertenza medica, è una questione di giustizia. Un Paese che accetta che un cittadino debba affidarsi al meteo per sopravvivere, smette di essere una Repubblica e diventa un’amministrazione senz’anima. La Costituzione parla di eguaglianza e di tutela della salute, non di logistica e di rotte aeree. Eppure, all’Elba, ogni emergenza cardiaca si traduce in una corsa contro il tempo che lo Stato perde in partenza. L’Italia, che pure sa costruire ponti digitali e reti informatiche straordinarie, non ha ancora costruito un ponte morale verso la sua Isola. E l’Elba, oggi, ne paga il prezzo più alto: quello dell’abbandono. Non c’è bisogno di altri progetti, ma di una sola decisione: istituire un reparto cardiologico stabile, con personale e strumenti adeguati. Non è un favore, è un diritto. Sono la  Repubblica in generale e  la Regione in particolare che non cessano soltanto  di essere giuste, ma cessano di essere credibili. E quando la credibilità delle Istituzioni  e dello Stato vacilla, la fiducia dei cittadini muore ancor prima dei loro  cuori.

6 risposte a “Quando la distanza diventa diagnosi e la solitudine terapia

  1. Luigi Rispondi

    Per non parlare quando è maltempo e non viaggiano navi né elicottero. Ci sono passato con infarto esattamente 2 anni fa e mi hanno trasferito il giorno dopo.

    9 Novembre 2025 alle 21:06

  2. Federica Rispondi

    Come cittadini che esigono un servizio sanitario già pagato con le tasse, che non sono ridotte per la carenza del servizio sanitario offerto! Bastea poco per rendere questo ospedale efficiente, visto che medici, infermieri e tutti gli operatori sono eccezionali e si adoperano al massimo, professionalmente ed eticamente. Tutti i discorsi politici degli ultimi giorni, sono come al solito pura e sempice propaganda elettorale, un solo modo per non perdere le loro poltrone. Forse sarebbe opportuno fare azioni più incisive, superando le simpatie politiche, amando di più la nostra salute e quella dei nostri cari. Superare ideologie in funzione di esigenze quotidiane, identifica la maturità di un popolo.

    9 Novembre 2025 alle 12:41

  3. Stefano Rispondi

    Come non condividere in pieno, siamo cittadini ai quali non è garantito lo stesso trattamento di quelli in terraferma.
    Se c’è vento forte e di notte ,l’elicottero può avere problemi, con ritardi di minuti che fanno la differenza tra la vita e la morte!
    Bisogna che gli elbani tutti,si decidino di scendere VERAMENTE in piazza per reclamare i propri diritti, e farsi ascoltare sui canali istituzionali.

    8 Novembre 2025 alle 14:58

  4. Claudia Montagnani Rispondi

    Bravissimo Alberto,
    Condivido pienamente e mi sto mio malgrado, interfacciando spesso e volentieri con I medici del nostro ospedale, molti devo dire bravi, altri meno, capisco soprattutto d’estate la mole di lavoro eccessiva soprattutto nel pronto soccorso, ma non riesco a capire per esempio perché un elbano debba ogni mese andare a Pisa per fare una puntura invece di farla qui, non capisco perché non è presente avere una risonanza magnetica, perché su tutto il territorio elbano non sia presente un geriatra ecc, ma si ai nostri politicanti piace ostentare, parlare, presentare nuovi progetti, si fanno belli , fanno carriera i dirigenti che a fine anno raggiungono i loro obiettivi e i nostri? A me sembra che la sanità, tanto lodata da Giani sia ottima solo nei grandi presidi ma scarsa ed inefficiente nei luoghi isolati.

    8 Novembre 2025 alle 13:01

  5. Alessandro Rispondi

    Articolo perfetto, avrei aggiunto una T.I. che funzioni per permettere alla morte di ritardare il suo intervento e in alcuni casi di evitarlo.

    8 Novembre 2025 alle 12:09

  6. Gianfranco Franchi Rispondi

    Condivido pienamente in tutto e per tutto. Senz considerare i costi folli dei medici a gettone che, anche se bravissimi e con tutta la buona volontà, non possono svolgere al top il loro lavoro. Ed i costi folli degli elicotteri, che dovrebbero servire solo in casi particolari e non per assolvere alla routine.

    8 Novembre 2025 alle 9:59

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