Ormai è nota a tutti la grave situazione emergenziale in cui versa l’Isola d’Elba a causa della presenza in sovrannumero di ungulati (nella fattispecie Cinghiali e Mufloni), i quali devastano l’ambiente con notevoli impatti dal punto di vista della biodiversità del luogo, ma che rappresentano anche una fonte di pericolo per l’incolumità pubblica, non solo per gli incidenti stradali che derivano dal loro repentino attraversamento stradale, ma anche in taluni casi per veri e propri attacchi diretti.
Il versante occidentale è particolarmente colpito da tale problematica, data la tipologia di territorio, ovvero con basso insediamento abitativo e con molte aree verdi, che offrono rifugio a queste specie.
I passi avanti che si sono fatti tuttavia sono molti, a partire dallo studio di fattibilità sulla eradicazione degli ungulati all’Isola d’Elba: uno studio commissionato dall’Ente Parco, fortemente voluto e finanziato dal Parco e dal Comune di Marciana che ne ha sostenuto parte dei costi grazie ai fondi della Gestione Associata Turismo e presentato presso la sede del Parco il 17 aprile 2024.
Un’altra svolta sostanziale si è avuta negli ultimi mesi per quanto riguarda nello specifico la specie Muflone: mentre per il cinghiale era possibile già operare abbattimenti finalizzati al controllo della specie da parte dei sele-controllori, in esubero rispetto al periodo di caccia e anche fuori dall’area di delimitazione del Parco, per il muflone questo non era possibile.
Il Sindaco di Marciana, Simone Barbi, consapevole dei disagi che gli ungulati stanno arrecando alla cittadinanza ed all’ambiente, si è attivato più volte per richiedere un intervento di contenimento della specie Muflone sul territorio di Marciana, il quale finalmente ha ricevuto parere favorevole dall’ISPRA (rilasciato nel mese di maggio 2024).
Questo passaggio ha restituito un’autorizzazione da parte della Regione ad intervenire per il contenimento della specie in ambito urbano, quindi anche in aree esterne al Parco (come da DD n.22133 del 03/10/ 2024).
L’attenzione della Regione a tale problematica ha consentito di attivare la collaborazione del PNAT, il quale ha dato disponibilità a trasferire i capi abbattuti (in zone limitrofe a quelle di confine del Parco) dalla Polizia Provinciale nel corso degli interventi di controllo congiunti tra Parco, Polizia e ATC presso il centro di raccolta gestito dalla Società DREAM Italia.
L’eradicazione di una specie richiede molto tempo, ma l’attenzione delle varie Istituzioni ai disagi creati da queste due specie traspare dalle azioni messe in campo nel tentativo di arrivare ad una soluzione condivisa, che però richiede il rispetto e la conoscenza di passaggi burocratici chiave e che necessitano della collaborazione fra i vari Enti coinvolti.