Il docufilm “La morte negata”, un pugno nello stomaco

di Graziano Rinaldi*

Graziano Rinaldi

Sabato pomeriggio, al cinema Nello Santi di Portoferraio, durante la proiezione del docufilm “La morte negata”, ci siamo emozionati, informati e interrogati.
Essendo l’ennesima iniziativa critica nei confronti della gestione della covid-19, da alcuni ci viene rivolta la critica di vivere in una bolla di pensiero appartenente a un passato male interpretato e da dimenticare. Purtroppo “non è andato tutto bene” come ci rappresentavano gli spot televisivi e il documentario che abbiamo proiettato è un pugno nello stomaco. Rende conto, attraverso terribili testimonianze dei parenti, delle persone che, spesso contro la loro volontà, sono state trattenute in ospedale perché positive ad un tampone covid (a volte addirittura senza alcun sintomo) e dopo giorni di non comunicazione coi familiari, sono state restituite cadavere in un sacco nero sigillato, tanto che in molti si chiedono ancora se lì dentro ci fosse veramente il loro caro. Da un punto di vista psicologico (è un comitato di Psicologi che ha raccolto le testimonianze) il trauma subito è quasi impossibile da elaborare. La violenza e la dissacrazione dell’umano ridotto a scarto al momento della morte, è stata totalmente inedita, mai vista prima se non nella follia della guerra.
Ci sono accertamenti giudiziari che faranno il loro corso in merito ai singoli episodi che le famiglie porteranno davanti ai giudici, ma le condizioni disumane vissute da pazienti e familiari, pongono il problema di quanto abbia inciso la responsabilità individuale del personale sanitario e quanto derivi dal degrado di una sanità pubblica al collasso che pretendeva ritmi e condizioni di lavoro impraticabili (chi ha voluto questo collasso?). Infine, quanto la classe dirigente politica sia stata in grado di gestire un’emergenza lasciando e addirittura incoraggiando che si creassero gravissime divisioni nella società e persino all’interno delle famiglie.
Possiamo fingere di non vedere questa spaccatura che vive nella pancia sociale d’Italia, o possiamo parlarne, non per trovare il capro espiatorio, ma per quell’impulso tutto umano di cercare la verità dei fatti e darsi una spiegazione razionale dell’accaduto. La negazione o la rimozione ideologica dei fatti, appiccicando etichette infamanti a chi chiede spiegazioni, non porterà niente di buono al nostro paese: la divisione si incancrenirà in risentimento e odio sociale, polverizzando il senso civico e la credibilità delle istituzioni. E’ del tutto legittimo chiedersi a chi giova questa divisione orizzontale del popolo.
Il martellamento mediatico cui siamo stati sottoposti, ha restituito un’immagine grottesca di qualsiasi voce critica, fino a vere e proprie persecuzioni professionali e personali che hanno fatto carta straccia dei principi fondamentali della nostra Costituzione in nome di un’emergenza che oggi scopriamo poteva essere gestita più efficacemente e senza creare vulnus costituzionale.
Dopo la decisione del Parlamento Europeo, che con imbarazzante maggioranza bellicista ha deciso di trasformare l’Unione Europea da speranza di pace e prosperità, in una provincia guerrafondaia degli USA, chiediamo a chi ci critica, se non vede nessuna correlazione tra l’emergenza sanitaria e l’emergenza “invasione russa”, se non scorge nella ripetizione di continui stati d’emergenza (sanitaria, energetica, climatica, bellica) un rinnovato e normalizzato modo di governare il paese e le persone. Un modo che legittima ogni abominio costituzionale e umano. Ci chiediamo se egli interpreti le parole della Presidente della Commissione Europea “in Europa con le armi bisogna fare come coi vaccini” come comicità involontaria o oscuro presagio. Infine chiediamo con sincera volontà di confronto ai nostri critici, se adesso che vedono cosa succede a Gaza e in Ucraina, non hanno ancora chiaro il ruolo di propaganda dei grandi media nazionali e internazionali che oscurano, censurano e mentono oggi come allora, durante quel grande esperimento politico, sociale e bio-medico che è stata l’emergenza pandemica.
In tutte le nostre iniziative, la centralità è l’accoglienza e il dialogo, per conoscere, perché senza conoscenza non c’è verità e senza verità non ci può essere giustizia.
*Graziano Rinaldi Libera Scelta Elba

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