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Nat-Lab, lo scrigno della biodiversità dentro Forte Inglese

Una collezione entomologica e zoologica con il contributo del Parco nazionale

Forte Inglese, Portoferraio, qui c’è un vero e proprio scrigno della biodiversità. E’ il Nat-Lab Museo naturalistico Arcipelago Toscano ideato da Leonardo Forbicioni che ha portato a coronamento la sua passione per le scienze naturali, coltivata fin dal suo arrivo all’Elba, circa 20 anni fa, andando in giro per le isole dell’arcipelago a esplorare e catalogare. Grazie a questo è riuscito ad allestire nelle sale del forte, una collezione entomologica e zoologica con il contributo del Parco nazionale. Il Nat-Lab è adesso un luogo dove si può facilmente capire che cosa significa essere un naturalista ed esplorare la biodiversità. Un percorso ideato in collaborazione con World Biodiversity Association di cui Forbicioni è vicepresidente e che inizia con una sala in cui i più grandi naturalisti della storia ( Darwin, Linneo, Aldrovandi e Lamarck per citarne alcuni) accolgono il visitatore. Salendo le scale inizia la vera e propria esplorazione delle sale, a partire da quella che Forbicioni considera la “stanza delle meraviglie dei naturalisti del’800”. Si fa un balzo indietro di quasi 200 anni e si vede come lavoravano e come raccoglievano gli esemplari nei loro pellegrinaggi in giro per il mondo. Dallo studio naturalistico dell’ottocento al futuro il passo è breve, basta spostarsi alla scrivania di fronte per capire come si opera nel mondo moderno, con un computer e un microscopio che mostra come osservare il mondo degli insetti nel ventunesimo secolo. “Si vede il lavoro del naturalista – spiega Forbicioni – andare in giro e porsi domande sulle cose che si incontrano nell’ambiente. Una attività fondamentale di raccolta e osservazione che ci permette di poter capire domani, se una specie è scomparsa. Potremo saperlo solo se prima l’abbiamo vista. Se nessuno studia e cataloga, queste informazioni andranno perdute per sempre. Una cosa è raccontare le cose in maniera testuale un’altra è vederle in maniera diretta studiare l’anatomia degli insetti con gli strumenti moderni a disposizione”. Il vero cuore del laboratorio è poter vedere dal vivo alcune specie, come un vero formicaio costruito da Forbicioni, o l’insetto stecco nel suo habitat ricostruito. E poi la collezione con molta entomofauna dell’arcipelago toscano, ma anche con esemplari che arrivano da ogni parte del mondo, alcuni molto ricercati. Ci sono gli impollinatori delle isole toscane, circa 160-170 imenotteri , e specie tropicali Quella di Forbicioni è una collezione su cui sono già state elaborate tre tesi universitarie da studenti della Università Bicocca.. All’interno del museo, esiste anche un percorso multimediale che porta in tre stanze che rappresentano i tre regni: terra, aria e acqua. Si tratta di tre macroambienti in cui è possibile osservare le specie che vivono nelle isole dell’arcipelago. Ogni isola infatti ha una specie diversa che vive solo lì. Le informazioni relative ad ogni singolo insetto, si leggono su dei tablet da cui si accende un led per far vedere l’insetto nel suo contenitore, in alcuni casi facendo anche sentire il verso dell’animale. Nel corridoio, una grande libreria ospita una biblioteca naturalistica che ancora deve essere catalogata, per essere messa poi a disposizione degli studenti che la vorranno consultare. “Lo scopo è incuriosire i ragazzi con qualcosa che possono vedere da vicino, in questo caso gli endemismi che vivono sulle isole ” spiega. Tutto l’allestimento è molto semplice, composto da moduli che possono essere tolti o aggiunti. Essendo in una struttura che ha subìto un restauro conservativo, è amovibile in qualsiasi momento senza lasciare alcun segno. Un museo in continua evoluzione. “Stiamo cercando di allestire una vetrina con i fossili – annuncia – per parlare anche di scienze naturali in epoche che non abbiamo vissuto “ E non solo. Forbicioni sta lavorando ad un progetto ministeriale insieme al Pnat per valutare la situazione degli insetti impollinatori nei vari arcipelaghi. “Insieme alla Wba – termina – stiamo campionando le varie specie, di cui stiamo studiando anche la genetica per vedere da dove vengono le popolazioni”. Il museo dispone anche di una APP per Android e Apple che permette di scoprire tutti gli esemplari che sono esposti nelle sale grazie alla descrizione dettagliata, foto, video e audio.

2 risposte a “Nat-Lab, lo scrigno della biodiversità dentro Forte Inglese

  1. Claudio Bellantuoni Rispondi

    Che dire, ho conosciuto Leonardo e la moglie a giugno e sono rimasto colpito dalla competente passione che li anima. Sono orgoglioso di essere un naturalista se c’è gente come loro a rappresentarci.
    Ciao Leonardo a presto.
    Claudio (quello dei bombi).

    19 Novembre 2021 alle 23:20

  2. Enzo Rispondi

    Il mio commento e’ scontato diverso dagli altri sono tuo padre sono orgoglioso a parte la commozione hanno ricevuto i miei amici quello che mi hai mandato e mi hanno fatto i complimenti questo spero ti basti capire la mia soddisfazione da padre ciao continua così. Grazieeeeee

    19 Novembre 2021 alle 14:32

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