Lo scrittore e intellettuale francese Voltaire sosteneva che il grado di civiltà di una nazione si misura dallo stato delle sue carceri. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo ultimo discorso di fine anno, ha richiamato tutti al rispetto dei diritti di ogni persona, sia dei detenuti, sia degli stessi lavoratori penitenziari. Infatti, l’annosa questione del sovraffollamento estremo delle carceri italiane (che sfiora una percentuale di circa il 123%), l’alto numero dei suicidi (15 solo nei primi mesi del 2025) e dei casi di autolesionismo (più di 11mila nel 2024), è inaccettabile per un Paese la cui stessa Costituzione sancisce, all’articolo 27, la dignità e l’umanità del trattamento carcerario e la rieducazione del condannato.
La situazione non è rosea neanche sull’isola d’Elba, dove ha sede, a Porto Azzurro, la Casa di Reclusione “Pasquale De Santis”. Un quadro generale della realtà elbana è stato dato dalla Dott.ssa Raimonda Lobina, Garante territoriale dei Diritti dei Detenuti dal marzo 2023, in una conferenza stampa tenuta alla Sala della Gran Guardia di Portoferraio, per informare l’opinione pubblica sulle condizioni di vita e di lavoro in carcere. L’auspicio è il superamento da parte di politica e società civile di una visione “carcero-centrica”.
La Casa di Reclusione di Porto Azzurro conta, ad oggi, circa 325 detenuti uomini, di cui più della metà d’origine straniera, divisi in due reparti, 11 sezioni aperte più una di semilibertà, con, in aggiunta, la sezione autonoma distaccata di Pianosa.
Ad aggravare i tanti problemi, sia sul fronte locale che su quello nazionale, è anche la mancanza di un Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, posizione rimasta vacante da ottobre 2024. Quello denunciato dai Garanti, tra le altre cose, è un “silenzio assordante” da parte della politica e un’interlocutoria non sempre facile con le istituzioni.
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