Le nuove regole e gli equilibri della politica mondiale

di Enzo Sossi

Le vecchie regole della politica vengono infrante in tutto il mondo. Negli Stati Uniti Donald Trump sta preparando un ritorno politico, con disprezzo per la democrazia, la correttezza e la responsabilità ancora maggiore rispetto a quello mostrato nel suo primo mandato. L’ex Presidente attinge al disprezzo dei sostenitori per le élite negli affari, nella politica e nei media, che credono mantengano un sistema espressamente progettato per sopprimerle.

Il Presidente russo Vladimir Putin ha respinto il diritto internazionale e il concetto di sovranità nazionale marciando verso l’Ucraina. La Cina sta sfidando con successo il sistema globale scritto dall’Occidente cha ha prevalso dalla fine della Seconda guerra mondiale offrendo alle nazioni in via di sviluppo del Sud globale un’alternativa politica ed economica con un modello di capitalismo autoritario. Rivolte minori si sono verificate ovunque nell’ultimo decennio. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è stata anche alimentata da elettori che pensavano di riprendere il controllo da istituzioni lontane a Bruxelles.

L’ancien régime progettato dagli Stati Uniti sta andando in pezzi, mentre il Presidente Joe Biden ha legato il proprio mandato nel tentativo di provare a riparare le strutture che sono alla base del potere di Washington: cercando di salvare la democrazia all’assalto di Trump e di rafforzare le alleanze che sono state di fatto messe in discussione dalla precedente amministrazione, tra cui la NATO per aiutare l’Ucraina a sopravvivere. Biden è nato nel 1942, in un momento della storia in cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Unione Sovietica stavano iniziando a discutere e pensare alla forma di un nuovo ordine internazionale del dopo Seconda guerra mondiale che allora ha ampiamente prevalso. Ora, la sua presidenza potrebbe rappresentare l’ultima possibilità della sua generazione di mettere un punto su quel sistema messo in discussione e oramai forse sfilacciato nonché sul mondo che lasciano alle spalle.

Il vertice del G7 delle nazioni industrializzate si è svolto dal 19 al 21 maggio scorso in Giappone e si è concentrato sulla guerra in Ucraina, la minaccia della Cina, il cambiamento climatico e il commercio internazionale. In tale contesto il Giappone ha cercato, ospitando il summit a Hiroshima ridotta in polvere da una bomba atomica statunitense nel 1945, di sottolineare un consesso internazionale in forte pericolo – la necessità di fermare l’ulteriore diffusione delle armi nucleari –.

Le democrazie industrializzate più avanzate del mondo fanno parte del G7: Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna, Canada e Giappone. Tokio ha invitato anche Australia, Corea del Sud, India, Indonesia e Vietnam, tutte economie in forte ascesa e attori chiave della regione asiatica. L’idea è quella di espandere e fare rispettare il sistema internazionale basato sulle regole del G7 e di contrastare gli sforzi della Cina di utilizzare il proprio enorme peso economico e politico per cercare di cambiare il modo in cui il mondo fa affari e politica. Si è parlato del fatto che la Corea del Sud e l’India potrebbero ottenere la piena adesione.

Tuttavia, pare essere in corso un Grande Gioco politico che potrebbe scrivere le nuove regole del mondo per i decenni a venire, ma le lotte interne di molte democrazie per contenere i movimenti antidemocratici e populisti in patria non faranno che complicare i loro sforzi di mantenere il potere all’estero. Grandi vertici come il G7 potrebbero sembrare noiosi, ma potrebbero essere altrettanto cruciali delle riunioni in tempo di guerra dei leader statunitensi, britannici e sovietici cha hanno scritto le regole internazionali che avrebbero governato il mondo per i prossimi 80 anni.

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