Sabato abbiamo partecipato alla giornata organizzata da Amnesty International Elba, dedicata a un popolo che oggi vive un’ingiustizia molto simile a quella subita dai palestinesi: il popolo Saharawi. Questa comunità, che abitava pacificamente il Sahara occidentale fino alle coste dell’Atlantico, ha visto la propria terra invasa nel 1975 dal Marocco, che ancora oggi la occupa illegalmente. Una delle tante violazioni del diritto internazionale nel mondo, che sarebbe potuta passare quasi sotto silenzio se non fosse stato per la testimonianza diretta di Mohammed, giovane uomo Saharawi la cui presenza ha dato un volto umano all’oppressione.
Mohammed – arrestato, torturato e perseguitato per la sua pacifica protesta – ha raccontato ai presenti cosa significhi veramente “resistere” a un potere che uccide, stupra, incarcera e tenta di annientare un popolo deciso a rispondere senza violenza, con dignità e fermezza, invece che con le armi.
Nel corso della mattinata, al Liceo Foresi, e poi nel pomeriggio presso la sala Gattaia di Portoferraio, studenti e cittadini hanno potuto ascoltare la sua storia. Una testimonianza che ha commosso, indignato e soprattutto fatto riflettere sul valore della nonviolenza come unica via per non diventare simili ai propri oppressori.
A rendere ancora più grave la situazione del popolo Saharawi contribuiscono, purtroppo, la corruzione e la complicità dell’Unione Europea. Come mostra anche il breve documentario RAI “Marocco l’intoccabile”, enormi interessi economici – sostenuti da lobby e burocrati di Bruxelles – permettono a grandi multinazionali di saccheggiare le risorse di un popolo privato non solo della propria terra, ma anche della visibilità mediatica e della sovranità politica.
Viviamo un’epoca in cui “un nuovo mondo” sembra nascere, anche se non è affatto certo che sarà migliore di quello che sta crollando sotto i nostri occhi. La speranza risiede nella capacità che avremo di resistere alla violenza del denaro e delle armi senza lasciarci trascinare dalla logica del “occhio per occhio, dente per dente”. E per farlo dobbiamo resistere alla propaganda delle leadership occidentali: basti pensare alle recenti dichiarazioni del segretario della NATO Mark Rutte, secondo cui “dobbiamo essere preparati alla guerra che i nostri nonni e bisnonni hanno dovuto affrontare”, o a quelle del capo di stato maggiore francese, generale Mandon, che ha rimproverato il proprio popolo affermando: “Se il nostro Paese vacilla è perché non è pronto ad accettare di perdere i propri figli, o di soffrire economicamente a causa delle spese per la difesa.”
Ma a essere realmente “a rischio” non sono i popoli europei: sono piuttosto le oligarchie finanziarie, politiche e militari che si sono impadronite dell’Unione Europea e di numerosi governi del continente.
Per questo dovremmo guardare al coraggio dei tanti Mohammed sparsi nel mondo: uomini e donne che hanno sofferto persecuzioni, umiliazioni e dolore senza mai uccidere o ferire nessuno.
Sono loro, alla fine, ad aver vinto la battaglia morale, non i loro aguzzini.
Per approfondire, consigliamo la visione del servizio RAI – esempio di giornalismo libero, di quando la RAI poteva ancora esserlo:
https://www.youtube.com/watch?v=aQ9bkhwYObU
Graziano Rinaldi
Elba Forum per la Pace


