Caso ungulati: Isola d’Elba assediata e il prezzo del silenzio

di Alberto Zei

C’è un’inazione politica, silenziosa quanto costosa, che sull’Isola d’Elba sta producendo danni incalcolabili: milioni di euro persi, habitat compromessi, sicurezza pubblica in pericolo. L’invasione di cinghiali e mufloni, inizialmente percepita come un’anomalia faunistica, ha ormai travalicato i confini dell’emergenza trasformandosi in un vero e proprio collasso sistemico. Nel cuore del Tirreno, la terza isola italiana per estensione sta subendo una metamorfosi ecologica che nulla ha di naturale. Specie non autoctone,  cinghiali  e  mufloni,  introdotte in tempi relativamente recenti, si sono moltiplicate senza alcun controllo. Non parliamo di qualche esemplare nei boschi, ma di un esercito in grado di mettere a repentaglio interi settori produttivi e l’equilibrio ambientale dell’Isola. Agricoltura, paesaggio, turismo: ossatura economica dell’Elba,  sicurezza stradale  e  incolumità umana sono oggi sotto attacco.

La matematica dell’invasione – Nel caso dei cinghiali, i danni sono maggiori e documentati. La loro crescita segue una progressione esponenziale: in condizioni favorevoli come quelle elbane, clima mite, assenza di predatori e abbondanza di cibo,  una sola coppia può generare fino a 512 individui in tre anni. Un dato che non è teoria, ma realtà osservabile. Se il danno annuale provocato da ciascun esemplare è stimato in circa 1.000 euro, una singola linea riproduttiva può causare una perdita economica enorme. Attualmente si stima che sull’Isola vivano oltre 4.500 cinghiali, per un danno complessivo annuo che supera i 4,5 milioni di euro: coltivazioni devastate, vigneti saccheggiati, dissesto idrogeologico aggravato, perdita di valore paesaggistico e turistico, emergenze sanitarie. A ciò si aggiungono i rischi crescenti per la circolazione stradale, compromessa da attraversamenti improvvisi, anche letali.

Gli incidenti si moltiplicano – I cinghiali, come specie invasive, colonizzano habitat, alterano l’equilibrio ecologico, distruggono raccolti e mettono a rischio la biodiversità. Chi continua a difenderli in nome di un’idea romantica e distorta di natura, finisce per condannare proprio l’ambiente che pretende di salvaguardare. I cinghiali non sono parte della biodiversità elbana: rappresentano invece  la minaccia principale. E la posta in gioco non è più solo ambientale o economica, ma anche umana. Durante la stagione turistica gli incidenti si moltiplicano. È lecito chiedersi se, in nome di iter amministrativi infiniti, si possa accettare il rischio quotidiano di vite umane. La risposta dovrebbe essere ovvia.  Intanto l’invasione non si limita più a zone rurali e strade periferiche. Gli ungulati sono ormai presenti anche nei centri abitati. A Marciana, una notte dello scorso ottobre, alcuni mufloni si sono affrontati a cornate in pieno centro. Il 1° maggio, nei pressi di Lacona, un motociclista elbano, come già ampiamente riportato dai media,  ha perso la vita per l’impatto devastante con un cinghiale tanto che  il decesso è avvenuto prima dell’arrivo dei soccorsi. Il 2 maggio, un’auto in transito tra Marciana e Pomonte a bassa velocità è stata investita da un muflone: gravi danni materiali, fortunatamente nessun ferito. L’11 maggio, due ragazzine in scooter, provenienti da Cavo, sono state travolte da un cinghiale uscito da un cespuglio: solo per caso se la sono cavata con traumi ed escoriazioni.

Annunci europei, paralisi regionali – Una strategia concreta esiste: il progetto LIFE per l’eradicazione di cinghiali e mufloni, promosso dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, con il supporto del Ministero dell’Ambiente, Coldiretti e varie associazioni. Un’iniziativa seria, sostenuta anche a livello europeo. Eppure, la sua attuazione è bloccata in una riunione nell’ aprile 2025. Il nodo? La Regione Toscana, che ha competenza su gran parte del territorio, appare reticente proprio quando sarebbe necessaria una svolta. Le decisioni fondate su solide basi scientifiche, sono state vanificate da ostacoli procedurali. In uno scenario emergenziale, questo atteggiamento solleva interrogativi legittimi.

Tornando all’incontro operativo dell’aprile scorso, convocato per definire la partnership strategica del progetto LIFE, la riunione non ha potuto produrre alcuna delibera a causa della mancata rappresentanza politica della Regione Toscana. Un tecnico, privo di potere  decisionale, è stato infatti, inviato al suo posto. In termini istituzionali, è come se la Regione non si fosse presentata. Un’omissione incruenta ma tutt’altro che innocua. In un contesto simile, la responsabilità ha nomi e ruoli precisi: chi delega un funzionario privo di poteri, o non conosce le conseguenze (ed è grave), o le conosce (ed è più grave ancora). Il problema non è solo un errore, ma la sua mancata correzione.

Come in un copione – Dopo una simile omissione, sarebbe stato doveroso porre rimedio con urgenza. Il fatto che ciò non sia avvenuto lascia intendere che l’inefficacia fosse, se non voluta, almeno prevista. Si ripete un copione noto: l’assessorato annuncia linee guida, come la classificazione dell’Elba come “area non vocata al cinghiale” , mentre gli uffici tecnici attendono indicazioni politiche. Un rimpallo continuo che si traduce in immobilismo. Intanto, la situazione peggiora. Ogni giorno perso è un giorno in cui l’Elba resta esposta a pericoli concreti. L’interruzione dell’iter amministrativo avrebbe potuto  e dovuto, essere sanata. In un sistema efficiente, a ogni vuoto segue una correzione. Qui, invece, si è lasciato che l’inerzia si sedimentasse. E questa inazione ha avuto un effetto preciso: ha bloccato un processo già avviato, condannandolo all’impasse.

Non è tempo di colpe generiche o capri espiatori. Non sono i Sindaci elbani accusati spesso di tutto e di più, né gli Enti ambientali locali, né la Provincia, i responsabili di questo stallo. E nemmeno, in astratto, la Regione Toscana. La responsabilità è dell’Ufficio dirigenziale che ha operato quella delega inefficace e di chi, potendo rimediare, ha preferito non agire. Il progetto LIFE, adottato per salvaguardare l’Isola e le sue comunità, avrebbe potuto continuare. A fermarlo è stato un atto preciso, documentabile. È da lì che bisogna ripartire. Quando? La risposta spetta a chi ha taciuto troppo a lungo.

22 risposte a “Caso ungulati: Isola d’Elba assediata e il prezzo del silenzio

  1. Giulia Petrone Rispondi

    La mia domanda è questa: “Chi ha portato i cinghiali sull’isola, senza prima pensare alle conseguenze?!”
    Il problema non sono i cinghiali, ma l’uomo, che mette mano dove non dovrebbe. Se una specie animali si riproduce così velocemente, prima di portarla in un territorio devo pensare a come contenere le nascite. Ma soprattutto dovrei chiedermi a quale scopo la voglia portare in un determinato posto, soprattutto se non è originaria di quel luogo.
    Ora il problema sta crescendo sempre di più, e invece di agire sterilizzando i cinghiali e spostandoli da lì, si aspetterà che diventi ingestibile per poi procedere purtroppo all’abbattimento dei cinghiali che non hanno nessun colpa, se non quella di essere stati portati, senza averlo chiesto loro, sull’isola, perché di sicuro non ci sono andati loro a nuoto.

    20 Maggio 2025 alle 19:07

  2. Alessandro Rispondi

    L’equilibrio è fondamentale per tutto, compreso l’esistenza tra uomini ed animali, lo squilibrio porta alla devastazione dell’ambiente e alle morte. Non è difficile.

    17 Maggio 2025 alle 9:45

  3. Alfonso Rispondi

    Salve a tutti,io non sono di qua…ho preso in gestione un ristorante e sono arrivato da poche settimane….vengo dal Cilento,che è una terra bellissima,che per molti versi somiglia all’ Elba…da noi il problema dei cinghiali è altrettanto serio che qui,ma c’è una differenza non da poco : nel Cilento i cinghiali sono autoctoni e quindi il massimo che si potrebbe fare ( ma non si fa) è un controllo della popolazione a mezzo di caccia selettiva e sterilizzazione…qui all’ Elba siete stati veramente bravi a coniugare il settore turistico con un rispetto e un’ attenzione per il mondo naturale che vi circonda…i cinghiali non sono colpevoli dei loro comportamenti ma ciò nonostante non possono essere considerati “naturali” nell’ isola …i danni che state vedendo, le morti e gli incidenti, sono un incipit di ciò di cui purtroppo alcune di queste creature sono capaci…tra appena un anno o due,ci saranno altre migliaia di cinghiali con cui avere a che fare e i confini dell’ isola sono dati dal mare, quindi non potranno spostarsi in altri spazi,se non sull’isola…nel Cilento noi ce li ritroviamo anche sulle spiagge e ormai pascolano senza problemi anche in pieno giorno…non prendete questo monito come una iattura…io trovo che quest’ isola sia uno dei posti più belli del mondo….ma se non agite subito, potreste dover agire quando avranno già fatto danni non sanabili…. perdonatemi se mi sono intromesso in una faccenda in cui probabilmente non ho titolo per dire la mia…parlo con il massimo rispetto per la cittadinanza e per le istituzioni perché se questo posto è così bello e ben tenuto,il merito è solo vostro…un saluto a tutti, spero che la situazione si risolva presto e nel migliore dei modi

    16 Maggio 2025 alle 21:36

  4. nicola De Florio Rispondi

    In un paese dove molte famiglie non possono permettersi di comprare la carne, si potrebbe far del bene ai poveri con un prezzo abbordabile e nello stesso tempo salvare l’ambiente, evitare danni materiali a cose e persone e sopra tutto evitare incidenti mortali! In questo caso la caccia deve essere un diritto!

    16 Maggio 2025 alle 16:33

  5. Sandra Stone Rispondi

    Tutti contro gli animali….poche parole ai veri responsabili, i cacciatori, omuncoli che provano piacere ad uccidere esseri viventi innocenti, e il popolino che si lamenta sempre osannando Barabba.

    16 Maggio 2025 alle 14:09

  6. Paolo Freddio Rispondi

    Una situazione complicata, ma sanabile con un progetto di caccia di selezione ben studiato e regolamentato rigidamente. Censimento ed abbattimento programmato ed affidato a persone abili ed abilitate. L’ostacolo? La scarsa competenza delle autorità predisposte e la cieca ottusità, colpevole ed incosciente, dei vari animalisti, al cui confronto i Talebani sembrano degli illuminati.

    16 Maggio 2025 alle 12:45

  7. Anna Rispondi

    Qualche anno fa, essendomi rivolta all’Ente Parco per lamentarmi delle incursioni dei cinghiali ( non si erano ancora verificate le morti, dolorose, per causa loro), mi risposero che l’Elba è un’isola vocata al cinghiale:VERGOGNA! Nel frattempo i mufloni , davanti a casa , mi hanno distrutto il lunotto della mia macchina: piccola cosa, però….

    16 Maggio 2025 alle 10:36

  8. marco Rispondi

    il Parco propone di investire 10 milioni in 3 anni per l’eradicazione dei cinghiali e io dico che tra 3 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi e chiederanno altri 10 milioni.
    Io darei 1000 Euro per ogni cinghiale abbattuto da cacciatori locali che li danno a macellerie locali .
    Credo che risolviamo in un anno.

    16 Maggio 2025 alle 9:12

  9. Marco Rispondi

    Animalisti nemici dell’ ecosistema….
    Mancava solo questo, dopo i cacciatori che hanno introdotto gli ungulati e comuni, provincia, parco e regione inefficienti.
    Che tristezza.

    16 Maggio 2025 alle 1:14

  10. Stefano Rispondi

    Questo è il risultato del volere di un manipolo di idioti che anni orsono ha introdotto specie non endemiche per un “divertimento” barbaro. Non prendetevela con quelle povere bestie che non fanno altro che il loro dovere, ossia cibarsi e riprodursi come ogni essere vivente. L’uomo fa, l’uomo disfa. Adesso (ormai tardi) si devono prendere decisioni drastiche che scontentano tutti sia a livello etico sia a livello economico, ma il punto è sempre uno : la colpa non è della natura, ma sempre di quella razza che di ritiene “superiore” che alla fine non lo è.

    16 Maggio 2025 alle 0:28

    • Nadia Santunione Rispondi

      Completamente d’ accordo!!!

      17 Maggio 2025 alle 13:41

    • CLAUDIA Rispondi

      Ben detto. I cinghiali sono stati importati anni ordino per far divertire i cacciatori. Sono di razza unghese, dicono i locali, e hanno una riproduzione esagerata. È stato l’uomo a creare questa orrenda situazione ed ora dovranno pagare i poveri cinghiali . Invece di abbattimenti sconsiderato una politica di sterilizzazione e spostamento sarebbe più civile.

      17 Maggio 2025 alle 14:13

  11. Nicoletta Scagliola Rispondi

    Perché non creare una bella macelleria di carne di cinghiale anche per l’esportazione e farla finita con tutti questi animali che ci tormentano e danneggiano? Che aspettate?

    15 Maggio 2025 alle 23:35

  12. Inge Albero Rispondi

    Già quasi 20 anni fa, avendo presa una casa in affitto a Cavoli a fianco del campo da tennis, di notte avevamo i cinghiali direttamente sotto la terrazza.

    15 Maggio 2025 alle 22:05

  13. Marisa Rispondi

    È più importante e decisionista la lobby dei cacciatori e dei fabbricanti di cartucce per i fucili , che non la tutela della vita delle persone ….??

    15 Maggio 2025 alle 22:02

    • Nadia Santunione Rispondi

      Concordo

      17 Maggio 2025 alle 13:42

  14. Valerio Rispondi

    Io, invece, non ne ho incontrato nemmeno uno. Ma non dubito che ve ne siano. Non approvo, però, l’idea di ucciderli tutti, come prevede il piano che, in maniera davvero macabra, è chiamato “Life”. Sterminare esseri viventi non è accettabile. Si deve intervenire con sterilizzazioni di massa e basta. Costa molto, certo, ma se si fosse fatto prima, sarebbe costato meno. E per colpa nostra, che nn abbiamo affrontato il problema subito, ora vogliamo uccidere migliaia di animali? Non è giusto. Come al solito, l’uomo prima fa il danno e poi applica soluzioni peggiori del danno stesso.

    15 Maggio 2025 alle 21:42

    • Metello Rispondi

      Penso ti sfugga il fatto che i cinghiali e i mufloni non fanno solo danni materiali all’uomo, ma allo stesso habitat che tu pensi di salvaguardare. La devastazione del sottobosco e di tutte le piante fino a 2 m a causa dei mufloni causa la morte di migliaia di alberi ed un dissesto idrogeologico senza precedenti. Quando manca la vegetazione, si consuma il sottile strato di terra e sostanza organica che viene portato a valle dalle piogge e resta la roccia. Cioè il deserto. e questo per salvaguardare specie alloctone all’Elba.

      15 Maggio 2025 alle 23:30

    • Andrea Rispondi

      Se lei paga i danni che mi hanno causato ci sto! È facile fare i sensibili a spese altrui. Evito un noto proverbio perché sono un signore ….

      16 Maggio 2025 alle 9:15

    • Nadia Santunione Rispondi

      Concordo

      17 Maggio 2025 alle 13:43

  15. Ida Caselli Rispondi

    Ho il giardino devastato dai cinghiali. Il costo del ripristino è alto. La proprietà di sta svalutando. E siamo stanchi di dover ricorrere inutilmente al parco.

    15 Maggio 2025 alle 18:36

  16. Andrea Rispondi

    Siamo tornati da poco dall Elba ma è proprio così. I sentieri sembrano dei campi minati, le coste sono invase dai mufloni….. mha non so cosa aspettino a fare !! È orribile l Elba così. La notte ruffolano nell immondizia e di giorno trovi disastri ovunque.

    15 Maggio 2025 alle 17:39

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