Suggerimenti per interventi a favore della sicurezza di tutti

di Yuri Tiberto

Yuri Tiberto

Riceviamo e pubblichiamo:

Premesso che:
-Il (tentativo di) eradicazione del cinghiale dall’isola presuppone complesse trattative fra le parti interessate, il reperimento di fondi imponenti e la redazione di un complesso piano operativo compatibile con le caratteristiche del territorio e con tutte le leggi in vigore necessita presumibilmente di tempi non inferiori ai 2/3 anni.
– Indipendentemente da come la si pensi in merito all’eradicazione o meno degli ungulati presenti sull’isola, è del tutto evidente che siano in numero non tollerabile, e che il contenimento messo in atto finora dal Parco e dai cacciatori non sia sufficiente a ridurre le popolazioni (non è dato sapere se restino stabili o se crescano, stante l’impossibilità di realizzare censimenti credibili).
– L’interazione con la popolazione e le attività antropiche presenta livelli di rischio altissimo, per danni reali e potenziali, diretti e indiretti, alle persone, alle coltivazioni, agli animali domestici o da reddito, alla sentieristica ecc. Il tutto anche lasciando in secondo piano gli enormi effetti negativi sull’ambiente in generale e sulla biodiversità in particolare.
– E’ quindi necessario ed impellente trovare il modo per un’azione – sia all’interno che all’esterno del PNAT – volta ad una drastica e rapida riduzione numerica, in particolar modo mirata a proteggere le zone più antropizzate o comunque frequentate, come le strade principali. Tra l’altro, l’eliminazione degli esemplari più propensi a frequentare zone abitate dovrebbe risultare logisticamente più semplice, e oltretutto riguarderebbe i soggetti più confidenti, che poi sono proprio quelli potenzialmente più pericolosi.
– Con buona pace delle sensibilità animaliste, non sono purtroppo possibili azioni incruente ( tipo farmaci contraccettivi o sterilizzanti, al momento non ancora disponibili) e nemmeno azioni semi-incruente, tipo cattura e rilascio altrove. Va da sé che le uniche possibili soluzioni sono rappresentate da azioni di sparo diretto, o da cattura con successivo abbattimento sul posto.
– Trattandosi di azioni urgenti, e in considerazione della difficoltà di reperire fondi economicamente cospicui, è necessario valutare in primo luogo l’economicità delle soluzioni ipotizzabili, e, essendo ormai partita la stagione turistica, sono da escludere azioni che prevedano l’uso di armi da fuoco se non in totale e assoluta sicurezza.
Detto questo:
– Al momento, qualunque azienda danneggiata dagli ungulati può – in teoria – richiedere alla Polizia Provinciale l’istallazione di un chiusino. Nella pratica, i chiusini disponibili sono pochissimi, e soprattutto gli unici autorizzati all’abbattimento dei capi catturati sono gli stessi agenti (credo 2 o 3, ovviamente impegnati su più fronti e che per quanto si possano dar da fare non sono ancora dotati del dono dell’ubiquità) e pochissimi altri, non so quanti né con quali accordi, ma difficilmente disponibili.
– L’acquisto di almeno 100 nuovi chiusini comporterebbe una spesa di circa 100.000€.
– La realizzazione rapida (prefabbricati) di almeno un Centro di raccolta e trattamento delle spoglie, e l’acquisto di un furgone refrigerato non dovrebbe superare i 150.000€ (costo una tantum, comprensivo di utenze e spese varie). Essendo già in funzione il Centro del Parco, potrebbe anche non essere necessaria la realizzazione di una nuova struttura, o potrebbe anche bastare un ampliamento.
– Per il personale personale qualificato addetto si può ipotizzare un periodo di “prova” di 6 mesi: 2 persone x 20.000€, 40.000€ + un autista part-time, 10.000€, totale 50.000€.
– Per l’Ente Parco, organizzare un corso gratuito per l’allestimento e la gestione in sicurezza delle gabbie, riservato a chiunque ne faccia richiesta, nonché un corso specifico per l’abbattimento in sicurezza all’interno delle gabbie, ovviamente riservato a gente già abilitata al porto e all’uso delle armi (cacciatori, forze dell’ordine anche in pensione, guardie giurate ecc.) non dovrebbe rappresentare un problema, con una spesa non certo insostenibile.
————–
A questo punto entrerebbero in gioco tutti quelli che si lamentano “che nessuno fa niente”, e ciascuno sarebbe chiamato a mettersi in gioco:
– aziende agricole grandi e piccole, aziende turistico-ricettive ma anche semplici cittadini, soggetti a danni o rischi, potrebbero richiedere l’assegnazione di una o più gabbie, occupandosi direttamente del montaggio e della gestione (motivo del corso di cui sopra).
– in ogni paese, frazione o quartiere normalmente esiste almeno una Associazione (tipo Pro Loco, per capirci) a cui potrebbe essere delegato il posizionamento delle trappole nei luoghi più opportuni. Tramite le Pro Loco, i Comuni potrebbero anche gestire gabbie extra urbane, ad esempio lungo le strade principali o secondarie fuori dall’abitato.
In questo modo avremmo, oltre a quelle del Parco, 100 postazioni potenzialmente attive. Con il coordinamento di un addetto qualificato (incaricato del Parco, Venatoria o altro soggetto competente) sarebbe possibile attivare, in continuità e a rotazione, diciamo 30/50 trappole al giorno, aumentabili o riducibili in funzione delle catture. Gli abbattimenti sarebbero a cura delle persone abilitate residenti nelle varie zone (e debitamente remunerate, vedremo poi come), le spoglie verrebbero raccolte dal furgone e consegnate al centro di raccolta. Qui, gli addetti potrebbero trattare (eviscerazione, spellatura ecc., fino alla riduzione a mezzene o quarti) almeno 20 animali al giorno per 5 giorni settimanali, senza contare che in molte Associazioni è possibile che ci siano dei cacciatori esperti in grado di agire in autonomia. (Anche qui, se il Parco fosse disponibile con la sua struttura potrebbe bastare un accordo economico)
Con le dovute analisi a cura dell’ASL (non particolarmente impegnative visto che i nostri cinghiali sono sostanzialmente sani), le carni sarebbero poi disponibili, sia per l’auto-utilizzo di chi fosse interessato (somministrazione a sagre, ristorazione) sia alla vendita diretta.
Immaginiamo quindi il sistema a regime: almeno 2/300 catture al mese (per i primi mesi, ovviamente) porterebbero un beneficio immediato, eliminando i soggetti più dannosi e pericolosi perché stanziali in zone antropizzate.
L’investimento sarebbe di 100.000 (chiusini) + 150.000 (centro di raccolta, se necessario) + 50.000 (addetti) + 50.000 di varie ed eventuali, totale 250.000€. Una cifra che se ripartita fra Regione e Comuni equivale al costo di un paio di normali eventi estivi a Comune. E che in gran parte sarebbe comunque propedeutica e “detraibile” dai costi dell’eventuale piano di eradicazione.
Aggiungiamo un compenso per chi si occupasse degli abbattimenti (diciamo 20/30€ a capo?) e avremmo (considerando solo gli esemplari adulti):
Cinghiale da 50 kg, resa circa 30 kg di carne. Chi (“gestore” della gabbia) lo tratta da sé, si occupa di remunerare abbattitore e “macellaio”, e ne fa quello che vuole. Chi lo affida al centro di raccolta, se vuole, può recuperarlo pagando solo le spese vive: diciamo 100€ a forfait, quindi circa 3€ al Kg, pari a 1/4 del minimo prezzo di mercato. Ed ecco che con ogni probabilità le spese preventivate verrebbero alleggerite sensibilmente, finanche alla metà (200 catture al mese x 6 mesi x 100€ = 120.000€
Questo sistema potrebbe, volendo e con un po’ di impegno, partire anche DA SUBITO. Ed essere operativo già a giugno. Sicuramente è necessario un provvedimento d’urgenza che scavalchi le immaginabili barriere burocratiche, ma secondo me potrebbe essere la via più giusta.
Minima sofferenza per gli animali, posti di lavoro, ritorno economico e, perché no, pure gastronomico, sul territorio, minimo impegno di spesa e coinvolgimento di tutta la comunità.
Come detto, si tratterebbe di un intervento drastico e efficace ma non risolutivo, e resterebbe aperta la “questione cacciatori”, presumibilmente poco contenti di vedere ridurre le potenziali prede, ma questa è una problematica squisitamente politica che andrà affrontata – sempre sia possibile – fra le parti interessate.
Augurando buon lavoro all’Ill.mo Sig. Prefetto e a tutte le parti che si riuniranno a breve, spero di aver dato qualche modesto spunto per un intervento rapido a favore della sicurezza di cittadini, turisti, aziende e ovviamente, ambiente della nostra isola.
Yuri Tiberto

2 risposte a “Suggerimenti per interventi a favore della sicurezza di tutti

  1. Federica Rispondi

    Come si fa a commentare l’incommentabile ?? Animali portati sull’Elba per procurare divertenti vittime ai cacciatori che ora devono pagare con uno sterminio programmato e controllato perché hanno fatto la loro vita e si sono ovviamente riprodotti !! Che si deve commentare ??

    8 Maggio 2025 alle 15:25

  2. Agnese Rispondi

    Ancora con la storia dei controllori locali che in 25 anni non sono stati in grado di contenere la popolazione dei cinghiali? Ancora con la storia dei chiusini? Vi siete mai fatti qualche sentiero Elbano, dove ci sono chiusini abbandonati, ammacchiati, arrugginiti…dove manca la chisa (porta) o è legata con diversi fili di ferro per con catturare i cinghiali? Non sanno neppure loro dove li hanno posizionati!!!Se volete vi ci porto io….così vedrete con i vostri occhi come sono stati gestiti in tutti questi anni dagli enti preposti, perché di gestione di tratta, i cinghiali … con chiusini legati con il filo di ferro e relativo cartello posto in modo da renderlo visibile, come forma pubblicitaria. Sono più di 25 anni che sono lì…e la scusa è da 25 anni la solita, quella che anche io e altri gli agricoltori si sono sentiti dire per troppe volte: mancano i chiusini, siamo pochi, non ci sono fondi…lettere, telefonate da tutti i danneggiati e ancora nulla. Nella mia zona sono anni che vengono segnalati e tutte le volte veniamo presi in giro…l’ultima volta, la scorsa estate, con tentativo di aggressione al mio compagno e ospiti in azienda, ci siamo sentiti dire “proveremo a spaventarli” sia mai…non a catturali! Anzi dopo che ho la proprietà recintata, crivellata dai buchi dei cinghiali, “qualcuno ” dei gestori, mi propose di fargli mettere il chiusino. In una proprietà recintata? Ma ti segnalo che nonostante provi a difendermi, entrano e mi proponi il chiusino quanfo fuori ci sono campi aperti! Quindi costringi un’azienda agricola e agrituristica con ospiti che sono stati ostaggio un intero giorno in casa con 13 cinghiali in azienda per provare a spaventarli o a prestarsi di stare al “giochettino” di qualcuno fino a che il chiusino che ti devi autogestire non catturi il cinghiale con un esci e entra in una proprietà privata? Forse c’è evidentemente qualche problema nella testa di qualcuno. Aspetteremo il prossimo morto…

    6 Maggio 2025 alle 15:40

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