«In questi giorni alcuni cittadini segnalano l’ennesima testimonianza storica nel nostro comune che sta scomparendo: la Fornace della Ballerina sulla baia di Nisporto. A questa però occorre aggiungere: la Pieve romanica di San Quirico e il Villaggio metallurgico (Pisano) di Monte Serra (ambedue a Grassera), il Mausoleo Tonietti, la Villa marittima romana di Capo Castello a Cavo e la Pieve romanica di San Bennato (tutti e tre a Cavo), l’acquedotto della Valle dei Mulini da Rio Castello alla Marina di Rio, la grotta di San Giuseppe al Piano di Rio, poi le testimonianze romane del Banchetto, la postazione militare della Caligna Armata e molte altre ancora di cui è ricca la terra di Rio. Tutti questi sorgono su terreni privati, ma c’è anche la Torre del Giove che è sulla proprietà demaniale. La quasi totalità di questi beni culturali ricadono nelle aree protette dell’Ente parco nazionale dell’arcipelago toscano. A questo punto chiediamo all’amministrazione comunale di Rio, sperando voglia ascoltare almeno questo nostro ennesimo suggerimento, di procedere a un censimento, con mappatura, delle testimonianze storico-archeologiche presenti nel comune pure per mezzo di segnalazioni di singoli cittadini conoscitori del territorio, della sua storia, delle sue tradizioni e testimonianze. Un lavoro da fare e in collaborazione con le associazioni locali. La schedatura dei beni culturali è il requisito indispensabile per trovare necessari finanziamenti pubblici e/o privati».
Rio, il comune proceda alla mappatura dei beni culturale
di Circolo PD Rio Marina e Cavo
3 risposte a “Rio, il comune proceda alla mappatura dei beni culturale”
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Marcella Belloni
Esistono anche alcune ville bellissime, a Cavo ad esempio, che possono indubbiamente essere inserite tra i luoghi da salvaguardare.
( Piselli, villino le palme) , nn dimentichiamole.
8 Febbraio 2024 alle 7:18
Maria Ines Aliverti
Sembra che il PD si accorga solo ora del disinteresse mostrato in questi ultimi anni per il patrimonio materiale storico e culturale di Rio. Meglio tardi che mai ! Verrebbe da dire. Anche se nel frattempo molti danni irreparabili sono stati fatti. Procedere in un’altra direzione richiede ora molti sforzi e alcune condizioni di partenza.
Prima di ogni cosa un patto sociale che porti i Riesi a rendersi responsabili del loro patrimonio aldilà di fazioni e interessi privati, o della pura e semplice ignavia, che hanno sino a oggi minato la consapevolezza collettiva su ciò che merita di essere salvato, non solo per l’identità e la memoria delle future generazioni, ma anche per l’interesse oggettivo in relazione all’offerta turistica e a un suo sviluppo efficace, armonico e differenziato.
In secondo luogo i vari soggetti istituzionali interessati dovrebbero agire di conserva: Regione, Parco, Uffici tecnici comunali e, soprattutto, Soprintendenza. Certamente anche il terzo settore può e deve, laddove – ad esempio la Fondazione Elba – abbia interessi e finalità di questo tipo, essere coinvolto. Ci sono poi le università e i centri di ricerca che hanno già in passato prodotto studi su Rio e il suo territorio. Cerchiamo di evitare il solito problema italiano che ogni volta si ricomincia daccapo senza fare tesoro dei risultati acquisiti.
La schedatura dei beni, di qualunque tipo, artistici, architettonici, paesaggistici ecc. richiede competenze specifiche ed esse vanno individuate e predisposte in collaborazione, avendo prima raccolto quanto già fatto e disponibile.
Sarebbe quindi utile l’apertura di un tavolo tra i soggetti interessati per l’approccio a un quadro di insieme e per coordinare un eventuale progetto di mappatura.
Questo tavolo risulterebbe importante soprattutto ora nel contesto del nuovo Piano territoriale.
Infine rendiamoci conto di quanto gli uffici tecnici comunali possono già fare per tutelare l’immagine dei centri storici, anche contrastando l’abusivismo edilizio. Questa piaga sta facendo scomparire tracce piccole e grandi della vita riese: antiche cantine distrutte e trasformate in appartamenti, antichi portoni e portoncini sostituiti da porte metalliche fantasia, antiche facciate già restaurate e poi massacrate (vedi il Teatrino di Rio), e tutto ciò senza nessun controllo o censura da parte dei tecnici comunali, contribuiscono a rendere i centri urbani riesi più volgari, meno attrattivi, e quindi anche meno competitivi sul piano turistico.
Si cominci quindi, con un buon coordinamento degli uffici competenti, a formulare un quadro, possibilmente autocritico, della situazione e di quanto si può fare per fermare. un degrado che rischia di diventare irreparabile.
7 Febbraio 2024 alle 16:50
Maria Ines Aliverti
Sembra che il PD si accorga solo ora del disinteresse mostrato in questi ultimi anni per il patrimonio materiale storico e culturale di Rio. Meglio tardi che mai ! Verrebbe da dire. Anche se nel frattempo molti danni irreparabili sono stati fatti. Procedere in un’altra direzione richiede ora molti sforzi e alcune condizioni di partenza.
Prima di ogni cosa un patto sociale che porti i Riesi a rendersi responsabili del loro patrimonio aldilà di fazioni e interessi privati, o della pura e semplice ignavia, che hanno sino a oggi minato la consapevolezza collettiva su ciò che merita di essere salvato, non solo per l’identità e la memoria delle future generazioni, ma anche per l’interesse oggettivo in relazione all’offerta turistica e a un suo sviluppo efficace, armonico e differenziato.
In secondo luogo i vari soggetti istituzionali interessati dovrebbero agire di conserva: Regione, Parco, Uffici tecnici comunali e, soprattutto, Soprintendenza. Certamente anche il terzo settore può e deve, laddove – ad esempio la Fondazione Elba – abbia interessi e finalità di questo tipo, essere coinvolto. Ci sono poi le università e i centri di ricerca che hanno già in passato prodotto studi su Rio e il suo territorio. Cerchiamo di evitare il solito problema italiano che ogni volta si ricomincia daccapo senza fare tesoro dei risultati acquisiti.
La schedatura dei beni, di qualunque tipo, artistici, architettonici, paesaggistici ecc. richiede competenze specifiche ed esse vanno individuate e predisposte in collaborazione, avendo prima raccolto quanto già fatto e disponibile.
Sarebbe quindi utile l’apertura di un tavolo tra i soggetti interessati per l’approccio a un quadro di insieme e per coordinare un eventuale progetto di mappatura.
Questo tavolo risulterebbe importante soprattutto ora nel contesto del nuovo Piano territoriale.
Infine rendiamoci conto di quanto gli uffici tecnici comunali possono già fare per tutelare l’immagine dei centri storici, anche contrastando l’abusivismo edilizio. Questa piaga sta facendo scomparire tracce piccole e grandi della vita riese: antiche cantine distrutte e trasformate in appartamenti, antichi portoni e portoncini sostituiti da porte metalliche fantasia, antiche facciate già restaurate e poi massacrate (vedi il Teatrino di Rio), e tutto ciò senza nessun controllo o censura da parte dei tecnici comunali, contribuiscono a rendere i centri urbani riesi più volgari, meno attrattivi, e quindi anche meno competitivi sul piano turistico.
Si cominci quindi con un buon coordinamento degli uffici competenti e con lo scopo di formulare un quadro, possibilmente autocritico, della situazione e di quanto si può fare per fermare un degrado che rischia di diventare irreparabile.
7 Febbraio 2024 alle 16:43