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Simone Velasco: “Vi racconto il mio Tour de France”

Intervista balneare al ciclista elbano della Astana dopo l’avventura alla Grand Boucle

Simone Velasco a Procchio

Per incontrarlo siamo dovuti venire a prenderlo a casa sua, sulla spiaggia di Campo all’Aia, a Procchio, prima che ripartisse per l’ultima parte della stagione ciclistica “pro” 2022. Simone Velasco, 26 anni, di Procchio, da sette anni professionista su strada, da quest’anno nelle fila dell’Astana Qazaq, è stato per tre settimane oggetti del tifo sfegatato di tutti gli appassionati di ciclismo dell’isola d’Elba, protagonista al Tour de France, la corsa a tappe più famosa e massacrante del mondo, dove è arrivato 31.mo assoluto e primo degli italiani. Simone si è riposato per qualche giorno nella sua isola, ricaricando le batterie prima di ripartire.

La domanda di rito per cominciare: ti sei ripreso dalle fatiche del Tour?

Ma sì, per fortuna ho avuto l’occasione di staccare e poter ritornare a casa per ricaricarmi. Non c’è posto migliore che casa per farlo. Ora però le valigie sono pronte per ripartire verso un training camp in altura per preparare al meglio l’ultima parte della stagione.

Quelle tre settimane rimarranno sicuramente impresse nella tua mente in maniera indelebile. Prima di partire ci hai detto “speriamo di arrivare a Parigi…” e a Parigi ci sei arrivato, magari non in carrozza ma nel migliore dei modi: primo degli italiani nella classifica finale, con la tua squadra che ha apprezzato tantissimo il tuo lavoro.

Ho un aneddoto da raccontare, per capire come nel ciclismo non ci sia mai niente di scontato. Parigi, passerella finale: si fa per dire, perché negli ultimi cinquanta chilometri è gara vera. E in quei cinquanta chilometri finali ho rischiato di non finire il Tour. Uno spettatore si è messo in mezzo alla strada mentre avevamo iniziato ad andare a sessanta all’ora, e lo ho agganciato in pieno con la leva destra. Io per fortuna sono rimasto in piedi, non so neanche come stia lui, ma questo deve far capire che il destino a volte rischia di farti dei brutti scherzi. Per il resto, grande soddisfazione: non avevo mai fatto un grande giro, e partire subito dal Tour è stato una grande motivazione, un grande orgoglio.

Il Tour più veloce della storia, probabilmente il più duro e combattuto di sempre. Che sensazione hai provato a stare in mezzo a quei campioni, lottando ogni giorno per la sopravvivenza?

Ho cercato di dare sempre il massimo e di essere di supporto per il team. Ho sempre rispettato le consegne, e alla fine direi che è stato un Tour più che positivo, non tanto per i risultati quanto per le prestazioni, mie personali e della squadra. Centrare una top ten finale con il nostro capitano al Tour de France è sempre motivo di grande soddisfazione.

Senti di avere dimostrato qualcosa a te stesso?

Dopo tanti anni di professionismo senza aver fatto un grande Giro, terminare un Tour del genere senza sfigurare è stata una grandissima soddisfazione. Sulle ali dell’entusiasmo e della condizione, ho tenuto un’altra settimana perché volevo far bene a San Sebastian, ma lì un pizzico di sfortuna mi ha impedito di togliermi una soddisfazione personale, lasciandomi un po’ di amaro in bocca. Ma le gambe c’erano, e questo è quello che conta: ora ho un buon punto di partenza per il finale di stagione.

C’è stato un giorno in cui hai creduto di poter entrare nella fuga buona e di arrivare fino in fondo per giocartela?

La prima fuga che ho centrato, dopo il secondo giorno di riposo, poteva essere davvero quella buona. Ho pensato che potesse essere l’occasione giusta, ma non avevo fatto i conti con la manifestazione di protesta che ha bloccato la corsa neutralizzandola, facendomi perdere il momento giusto per piazzare l’azione buona. E’ mancato quel pizzico di fortuna che ci vuole sempre per centrare un risultato di prestigio.

Puoi dire di avere dimostrato a tutti, dagli osservatori esterni alla tua squadra, che meritavi di stare fra quei 176 corridori che possono essere considerati i migliori del mondo attualmente. Dopo averli visti tutti da vicino, quale è quello che secondo te ha qualcosa in più?

La classifica finale potrebbe far pensare che è stata una lotta a due fra Vingegaard e Pogacar, che erano uno scalino superiori se non due rispetto a tutti gli altri. Se devo dire però chi mi ha impressionato in assoluto più di tutti, direi Van Aert, perché ha dimostrato di essere fortissimo su tutti i terreni, dalla crono alla volata alla salita, e di poter fare letteralmente quello ch voleva pur rispettando le consegne di squadra. Come me la pensa tutto il resto del gruppo: Van Aert è stato l’uomo più forte di questo Tour. La differenza l’ha fatta la squadra, non il singolo, anche se Pogacar è stato sfortunato a rimanere quasi da solo troppo presto. La Jumbo Visma è comunque un grande team, e non ha sbagliato un colpo durante tutto il Tour.

Simone Velasco primo degli italiani al Tour: hai ricevuto qualche telefonata da parte dei responsabili della nostra squadra Nazionale dopo questa bella dimostrazione data in terra di Francia?

Per il momento no, però se dovesse accadere cercherò di farmi trovare pronto, migliorandomi ancora se possibile nei prossimi appuntamenti  che mi attendono da qui alla fine della stagione.

Torniamo alla nostra realtà locale, anche perché l’Elba è un’isola dove la passione per il ciclismo si sente su ogni chilometro di strada. Ti rendi conto di rappresentare per l’immaginario collettivo, soprattutto per i più giovani, un grande esempio? Quale è il messaggio che mandi dopo questa tua esperienza?

In questi giorni in cui ho re-iniziato un po’ a correre, sono stato affiancato da tanti ragazzi con i quali ho condiviso i percorsi. Mi sono rivisto in loro, che come facevo io sognano di confrontarsi con i grandi campioni. E’ una grande soddisfazione essere per loro un’icona,  e ho consigliato loro di non mollare mai. Questo è il mio messaggio: dare sempre il 110 per cento, se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi.

A conclusione dell’intervista, un aneddoto, perché Simone ha portato una bottiglia di champagne per festeggiare il suo Tour.

Lo scorso anno ho stappato insieme a dei cari amici una bottiglia di questa marca prima di partire per il Tour de Limousine, dove ho vinto una tappa: quando sono salito sul podio mi sono trovato in mano per festeggiare una bottiglia della stessa marca, per una coincidenza che spero possa portarmi bene anche in futuro.

E’ quello che ci auguriamo anche noi, a nome di tutti gli appassionati di ciclismo dell’isola d’Elba. Daje, Simone!

Ecco lo speciale che la redazione di Elba Press ha dedicato al Simone Velasco .

Una risposta a “Simone Velasco: “Vi racconto il mio Tour de France”

  1. Gabriele Rispondi

    Grande Simo, orgoglio Elbano

    25 Agosto 2022 alle 14:03

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