Il “vino marino” dell’isola d’Elba è arrivato fino in Brasile

"Nesos", il vino di Arrighi, continua a fare il giro del mondo e a promuovere l'isola

“Você conhece o vinho italiano feito com uvas armazenadas no fundo do mar?”  Conoscete il vino italiano ottenuto da uve conservate sul fondo del mare?

Questa la traduzione del titolo del lungo servizio che Nossa, il canale dedicato al “Viaggiare e Vivere bene” di UOL (Universo On Line), sito web brasiliano fra i più visti – dietro solo ai portali di Google e Facebook – ha dedicato a Nesos, il “vino marino” prodotto all’Isola d’Elba da Antonio Arrighi.

“Se nel periodo in cui visse all’Elba, l’isola più grande dell’arcipelago toscano, il Nesos – così viene chiamato il vino marino – fosse già esistito, probabilmente l’imperatore Napoleone Bonaparte si sarebbe appropriato della sua ricetta”,  scrive la giornalista brasiliana Analisa Sanchez, per agganciare Nesos al personaggio più famoso che ha legato il suo nome all’isola d’Elba.

“Fortunatamente per i viticoltori e gli amanti del vino – si legge ancora nell’articolo –  Nesos oggi ha un protettore: il viticoltore Antonio Arrighi, proprietario dell’Azienda Agricola Arrighi, situata a Porto Azzurro, dove occupa 22 ettari di terreno, otto dei quali dedicati alla vite”.

La storia di Nesos, il vino prodotto da Arrighi come facevano gli antichi greci dell’isola di Chio qualche migliaio di anni fa con una uva ansonica tenuta per alcuni giorni in mare di ceste di vimini riempite delle sue uve, poi appassite al sole e successivamente fermentate ed affinate in anfore con le bucce per sei mesi, ha fatto letteralmente il giro del mondo, e questo articolo che viene dal Brasile è solo l’ultimo di una lunghissima serie di pubblicazioni, reportage video interviste. In esso, come avvenuto negli altri casi, non si parla solo del vino, ma anche dell’Isola d’Elba, delle sue caratteristiche e della sua storia.

Una operazione di marketing territoriale che non ha prezzo, che vale molto di più delle 240 bottiglie che l’azienda di Antonio Arrighi vende ogni anno, per la quale il “vigneron” longonese meriterebbe più di un riconoscimento per la promozione fatta al nostro territorio.

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