“Gente dell’Arcipelago Toscano”, un viaggio fotografico

di Alessandra Ribaldone - Fondazione Italo Bolano

Capelli un po’ lunghi scompigliati dal vento, ingrigiti da una vita lunga e avventurosa sulle strade del Mondo, sigaro, spento, perennemente tra le labbra, un paio di apparecchi fotografici Nikon dotati di “cannoni”-teleobiettivi a tracolla, sguardo intenso e mobilissimo e un sorriso a metà tra il malizioso e lo stupito, dell’eterno fanciullo alla ricerca dell’immagine e dell’emozione, voce roca e profonda: questo è ciò che si coglie di primo impatto conoscendo Pino Bertelli, fotografo da sempre, viaggiatore in tutti i Paesi alla ricerca di attimi fuggenti e di volti da immortalare con un clik, “cittadino del mondo” come ama definirsi,  ma alla fine sempre legato alla “sua” Piombino, la sua Itaca alla quale prima o poi ritorna sempre.

I suoi ritratti identificano persone di tutte le età e di tutte le estrazioni, collocate nel luogo che questi personaggi più amano, ma sempre portati in primo piano, dimenticando gli sfondi che diventano accessori, perché Pino predilige la persona e, da “maestro” della fotografia quale egli è, attraverso l’espressione del soggetto, fa trasparire il suo mondo.

Pino poi ha una rara ed encomiabile virtù, molto rara: nella sua lunga carriera, più di 50 anni, ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti, molti internazionali, per i suoi reportage anche in luoghi di guerra; ha prodotto film e documentari assieme a personaggi di grande spicco culturale, regista, scrittore, compositore di canzoni e molto altro ma il modo con cui si presenta è con l’umiltà tipica che solo i grandi sanno esprimere, perché alla base della sua vita sempre ricorda l’antico precetto del babbo: “Un uomo può guardare un altro uomo dall’alto soltanto per rialzarsi”…

Se si parla di Pino Bertelli non si può non citare Paola Grillo, compagna di vita, non come “la sua metà”, né la sua “musa ispiratrice” perché sarebbe riduttivo e irriguardoso per colei che, con entusiasmo e forza organizzatrice,  “ dà respiro all’avventura della nostra poetica di strada e ha accompagnato tutte le derive fotografiche affabulate insieme nel mondo”, come scrive Pino della “sua” Paola. Paola, anch’essa storica, documentalista, scrittrice, insegnante e molto altro, forma con Pino, un duo inscindibile, fatto di amore e di complicità che fanno di queste due “P” un sodalizio d’arte e di poesia meraviglioso.

Nella prestigiosa e storica cornice del Museo archeologico di Piombino, (Sistema dei Parchi della Val di Cornia) affacciato sul canale che la separa dall’Elba, grazie alla cortese ospitalità della Responsabile, Marta Coccuto e davanti ad un pubblico attento e molto partecipe, Pino Bertelli ha presentato ieri la sua ultima opera, dopo una gestazione di circa 10 anni: “Gente di Piombino, ritratti di una città postindustriale”, un imponente volume di oltre 250 volti, realizzato grazie alla collaborazione dell’Amministrazione comunale di Piombino e della Associazione culturale “Il Gatto Nero” con Simone Frau che ne ha curato la realizzazione e la stampa.

Non mi rendo conto di come mi sono trovata coinvolta in questa presentazione, ma la soddisfazione che ne ho provato nel rappresentare la Fondazione Italo Bolano e, molto immodestamente, anche un po’ l’Elba è stata grandissima.

Pino e Paola sono giunti al Museo Open Air in San Martino il primo maggio, giorno di riapertura del Museo dopo il riposo invernale, sotto un cielo gonfio di pioggia e foriero di tempesta. La scintilla di simpatia, complicità e collaborazione è scattata immediatamente quando questi due personaggi, a me per altro ancora sconosciuti, quasi timidamente mi hanno presentato il loro nuovo progetto: un volume fotografico dal titolo “Gente dell’Arcipelago Toscano”, certo, perché per un artista ad ogni conclusione di un progetto scatta immediatamente il desiderio e la sfida di imbarcarsi in una nuova avventura e così è stato. Pino è nuovamente alla caccia di volti, di ritratti di chi vive, lavora, soffre, ama in queste isole intrise di storia e di bellezza che, prima ancora di Piombino, hanno conosciuto l’inevitabile approccio con il turismo come fonte di sopravvivenza prima e prosperità poi, dopo la fine della guerra e del periodo post bellico.

Così è iniziata per questa coppia la nuova avventura, alla ricerca di volti da immortalare per documentare una società multiforme e variegata, sparpagliata in questo Arcipelago di colori e di natura, spesso selvaggia, talvolta quasi irraggiungibile, il cui unico legame è il Mare. Ci vuole coraggio, ma soprattutto molto amore, nell’epoca del digitale e dell’effimero mondo dei “social” affrontare un percorso di documentazione che ha come obiettivo finale la carta stampata, senza contributi, senza nemmeno sapere chi finanzierà la produzione del volume, ma avendo nell’anima e nel cuore solo la voglia di lavorare per lasciare ai posteri una testimonianza di vita vera, rubata dalla strada, una documentazione che solo i posteri apprezzeranno appieno.

Sono felice quindi, sia personalmente, sia come Fondazione Italo Bolano, di poter dare una mano a questo progetto raccomandando, a chi si imbatterà per strada, in queste due figure solitarie, di concedere loro attenzione e rispetto: stanno immortalando la realtà delle nostre Isole con amore, per i giovani che stanno nel nostro futuro.

Appuntamento, spero presto, al Museo Italo Bolano per la presentazione di questa importante opera.

Nelle foto:

–          Il fotografo-artista Pino Bertelli (Foto Paola Grillo)

–          La copertina del volume Gente di Piombino (foto Paolo Bertelli)

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