I cinghiali si macelleranno all’Elba. E la carne dove andrà?

di Sergio Bicecci

Ho appena letto quanto dichiarato alla stampa dal sindaco Zini nella sua  qualità di Presidente della Comunità del Parco in merito alla eradicazione dei cinghiali,  di seguito:

“Abbiamo preso atto ancora una volta – dice il presidente della Comunità del Parco Angelo Zini – della situazione di emergenza presente un po’ dappertutto ed in particolare nel versante occidentale dell’isola. Per poter fare un passo in avanti verso la soluzione del problema è stato deciso di individuare sul territorio elbano un’area da adibire a ‘centro di deposito’ perché, a causa dei casi di peste suina africana, non è più possibile trasferire animali vivi catturati sia dentro che fuori i confini del parco nazionale.

o comunque catturati. Questo centro deve avere particolari caratteristiche.

Devono, inoltre, essere rispettate precise norme di carattere igienico sanitario legate al trattamento ed alla conservazione delle carni. Strutture pubbliche pronte all’uso non esistono.

Si è quindi individuata la possibilità di realizzare un intervento specifico insieme al Parco, che è disponibile a finanziarlo in parte,per realizzare una piccola struttura prefabbricata con annessa una cella frigo che potrebbe trovare posto in una delle aree sportive non più utilizzate come tali.

 

Brevemente ricordo ai lettori quanto scrissi in una decina di articoli fra il 2016 e il 2019 circa la vexata quaestio su esposta. Mi dichiarai contro la eradicazione, ma  favorevole invece alla diminuzione necessaria e controllata degli ungulati, la conseguente macellazione, lavorazione e trasformazione delle carni. Ciò avrebbe potuto rappresentare per l’Elba tutta un validissimo motivo, creare occupazione e specializzazione!  Non solo, suggerivo conseguentemente che così  avremmo avuto l’opportunità di produrre salsicce, prosciutti, salami DOC (Denominazione Origine Controllata).  Facevo notare che se avessimo avuto menti capaci di vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto il tutto avrebbe dato luogo alla ricerca di un progetto attuativo. Ovvio  che sarebbe stato necessario coinvolgere   l’Imprenditoria privata che se pur limitata all’Elba non manca e di qualità. Ricevetti molti consensi ed anche importanti, ne cito 3 in quanto di pubblico dominio, il primo a valenza anche politica, quello del Prof. Nunzio Marotti presidente del Consiglio Comunale di Portoferraio, quello della Direzione del Forte San Giacomo disponibile dalla macellazione alla ultimazione del prodotto. Infine forse il più importante la testimonianza positiva depositata in un articolo, se ben ricordo sulla “Nazione,” del dott. Geri che in quel momento era Presidente del PNAT. Proseguii  cercando di interessare alcuni salumifici toscani.  Questi non ritennero possibile una gestione delle carni tanto importante rispetto alle loro capacità produttiva. Finalmente ebbi risposte possibiliste dalla Aliprandi s.p.a. del Bresciano, tanto che in data 1 settembre 2017 inviò PEC alla Comunità del Parco, al Sindaco di Portoferraio Mario Ferrari, al Comando Forestale e al Prefetto attestando, quindi,  la disponibilità ad uno studio di fattibilità.  Non mi risulta ci sia mai stata risposta. Adesso, a distanza di anni, si ipotizza di costruire una struttura, attraverso tutte le difficoltà burocratiche a partire da reperimento del terreno, da un  progetto specifico, rispettoso delle norme  igienico sanitarie, non prevedendo però, nel rispetto della perpetuata  idea originale,  l’ultima fase riguardante la trasformazione delle carni.  Quanto tempo passera’ ?  Forse anni!   Nel frattempo altri godranno delle carni elbane a noi rimarranno, come sempre i danni subiti e subendi. Sarebbe curioso conoscere quale il costo di tale gestione in circa 10/15 anni (denaro pubblico, almeno in quota parte destinato ad investimenti sull’Elba)  per la cattura, il trasferimento in continente di migliaia di cinghiali. Sto semplicemente ricordando che trattasi  di tonnellate e tonnellate di carne ad uso, lucro e consumo continentale, o chi sa mai quale altra destinazione.  È mai possibile concepire una cosa del genere?  Che nelle nostre macellerie non si trovi traccia dei nostri cinghiali? Cresciuti indisturbati nei nostri boschi?  Ammesso che si attui quanto dichiarato dal sindaco Zini pongo una domanda particolarmente rivolta all’Assessore Regionale dott.sa  Saccardi, perché con finanziamento pubblico, quindi anche e in buona parte elbano, si dovrebbe dar seguito ad un progetto strutturale per la macellazione e la conservazione delle carni, a totale utilizzo, questa si che è una beffa,  extraterritoriale?

Una risposta a “I cinghiali si macelleranno all’Elba. E la carne dove andrà?

  1. Emanuele Rispondi

    L’isola d’Elba non è una zona autoctona dei cinghiali!!!!sono stati importati 50 anni fa da persone egoiste ed ignoranti le quali hanno rovinato un’isola incredibile!!!
    Ma quale macellazione!!!!i cinghiali vanno tolti tutti da questa isola!!! Non appartengono a questi luoghi!!!poniamo fin e alla rovina di questa isola!!!nessuno vuole più fare investimenti agricoli perché diventa troppo rischioso a causa di questi animali che spaccano tutto!!!

    3 Maggio 2022 alle 15:47

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