Déodat Gratet de Dolomieu (1750-1801) fu un geologo di grande rilievo nella scienza del suo tempo E’ particolarmente noto poiché ha lasciato il suo nome nel minerale “dolomite” (carbonato doppio di calcio e magnesio); nella roccia “dolomia”, formata quasi totalmente da dolomite, e nelle splendide montagne delle Alpi Orientali, le “Dolomiti”, che di dolomia sono formate (v.wikipedia).
Nel 1784 lo scienziato francese fece un lungo viaggio in Italia e in agosto giunse anche all’ Elba, stimolato dalla fama dei giacimenti elbani e dalla visita a Firenze del Gabinetto mineralogico granducale della Specola.
Dolomieu scrisse degli appunti frammentari di questo suo viaggio in un taccuino manoscritto conservato nell’Archivio Dolomieu dell’Accademia delle Scienze di Parigi. Nel taccuino, fra l’ altro segnala, la presenza di schorl nero a Capo Calamita e San Piero, e in quest’ultima località, anche di schorl verdastro e rosso
Il termine schorl compare per la prima volta nella letteratura mineraria all’inizio del Cinquecento ad indicare un minerale nero piceo, talora presente in corpi rocciosi, associato a mineralizzazione ferrifere o polimetalliche. Il nome sembra derivare dalla cittadina mineraria di Zschorlau nelle Colline Metallifere della bassa Sassonia. Oggi in accordo con l’ International Mineralogical Association ( IMA), lo schorl nero e quelli policromi di San Piero sono indicati, come specie del Gruppo delle tormaline, dove con schorl p,p, si indica la tormalina nera ferrifera, mentre gli schorl policromi di Dolomieu, rappresentano varie specie di tormaline, ivi comprese l’ elbaite a litio e la celleriite a manganese , che all’ Elba hanno la loro località tipo (www.mindat.org),
Per quanto riguarda lo schorl nero segnalato da Dolomieu a Capo Calamita, la sua storia ci porta alle vicende napoleoniche. Il grande geologo francese nel 1798 aveva aderito con entusiasmo alla spedizione in Egitto di Napoleone, ma i rapporti fra i due si erano guastati a causa dell’occupazione di Malta da parte dei francesi. Una vicenda durante la quale il Nostro, quale Cavaliere di Malta professo, aveva fatto da mediatore e si era sentito tradito, poiché Napoleone non aveva rispettato i patti da lui concordati con i Cavalieri. Dopo essere giunto in Egitto, Dolomieu si ammalò di peste e nel giugno del 1799 ottenne la licenza di rientrare in Francia. La nave su cui viaggiava fece naufragio a Taranto, al tempo Regno di Napoli e lo scienziato venne catturato e relegato al carcere duro nelle prigioni di Messina. Fu liberato solo nel marzo del 1801, quando con la vittoria di Marengo, il suo rilascio fu imposto, a Ferdinando I delle Due Sicilie, dallo stesso Napoleone nel trattato di Firenze del 28 marzo 1801. Lo stesso trattato che portò l’Isola d’Elba nella Repubblica Francese. Dolomieu provato dalla prigionia, morì pochi mesi dopo, il 28 novembre 1801 durante un viaggio sulle Alpi.
Il 2 giugno 1802 giunse all’Elba come Governatore, Claude-Hugues Lelièvre (1752-1835), nominato da Napoleone, Primo Console della Repubblica, per valorizzare i giacimenti minerari dell’Isola. Ma allo scienziato ed insigne mineralista, il ruolo politico- amministrativo stava alquanto stretto e dopo pochi mesi chiese di fare ritorno in Francia. Comunque nella sua pur breve permanenza elbana, raccolse numerosi campioni di minerali ivi comprese delle masse nere picee che bordavano le coste di Rio e Capo Calamita. Analizzati questi campioni al suo rientro, scoprì che si trattava di un nuovo minerale, un silicato di calcio e ferro, al quale dette il nome nel 1807 di Yenite, a ricordo della battaglia di Jena vinta da Napoleone il 14 Ottobre del 1806 . La sostituzione della “J” con la “Y” obbediva a ragioni puramente fonetiche. Comunque pochi anni dopo vennero proposti per questo minerale i nomi prima di ilvaite (1811) e poi di lievrite (1814), anche se non mancarono coloro che proposero un nome che legava il minerale a colui che per primo ne aveva segnalato la presenza: Déodat de Dolomieu. Questo riportano le pagine di www. mindat.org alla voce : ilvaite, da Ilva il nome latino dello” Scoglio”.
( La nota, estesa anche alle tormaline, sarà pubblicata su Lo Scoglio: la rivista culturale dell’Isola d’Elba. Sostieni Lo Scoglio: abbonati!)


