Siamo in grado di insegnare come si fa salute pubblica?

di Comitato Elba Salute (Francesco Semeraro)

Riceviamo e pubblichiamo integralmente:

Parte dall’Elba la sfida per la salute nelle isole italiane, con il convegno in programma il 25 ottobre prossimo all’Hotel Airone, dal titolo “Parte dall’Elba la sfida per la salute nelle isole”.
Negli ultimi due mesi abbiamo già assistito ad altri due grandi convegni simili: tanti buoni propositi, tante parole, ma nei fatti la situazione sanitaria sull’isola continua a deteriorarsi.
Vogliamo allora chiedere all’ASL Nord Ovest e alla Regione Toscana – che con la legge elettorale attuale ha di fatto privato l’Elba di una rappresentanza in Consiglio Regionale, nonostante diversi candidati Elbani abbiano ottenuto più voti di altri poi eletti grazie a calcoli “algoritmici” – se davvero sabato dovremo “insegnare” alle altre isole italiane come si gestisce la sanità pubblica?
Cosa dovremmo insegnare?
Forse come non essere in grado di affrontare un’urgenza cardiologica?
O come chiedere agli infermieri rimasti all’Elba di lavorare turni di 12 ore o più, con il rischio concreto di errori dovuti alla stanchezza?
Potremmo forse spiegare come si “risparmia” tagliando ambulatori e servizi: Endocrinologia con prime visite solo dopo marzo 2026; Oculistica e Ortopedia con agende chiuse (in violazione delle normative sui tempi di attesa), sostituite da preliste che significano soltanto “arrangiati come puoi”?
Dovremmo insegnare come convincere i pazienti a rinunciare alle cure, eliminando esami fondamentali come il campo visivo o l’intervento di cataratta?
Oppure come rinunciare alla radiologia per gli esterni, nonostante i “progetti Regionali d’oro” che portano radiologi temporanei sull’isola, senza che nessuno sappia davvero con quali risultati?
E cosa dire della salute mentale? All’Elba sembra quasi scomparsa…. psicologi introvabili, visite psichiatriche con tempi biblici, e per una semplice visita dermatologica – magari per togliere un neo o una ciste – bisogna attendere fino a marzo 2026.
O forse dovremmo proporre alle altre isole di copiare anche la nostra politica sanitaria, che pare aver superato il concetto stesso di salute pubblica ad esempio nessun assessorato alla sanità, una Commissione Comunale per la sanità eletta da mesi ma ancora inattiva, e un messaggio implicito ma chiaro — la sanità pubblica non è una priorità, tanto esiste quella privata??
E sulla telemedicina, cosa potremmo insegnare?
All’Elba non esiste ancora un protocollo e un programma chiaro su questa opportunità se non qualche televisita nelle 2 case di comunità che abbiamo (quella di Portoferraio è solo nei programmi elettorali e nelle inaugurazioni) e alcuni esami come la spirometria e elettrocardiogramma in qualche distretto sanitario.  E anche volendo, mancano i medici per raccogliere i dati, trasmetterli e seguire i pazienti: basti pensare che al pronto soccorso, come in molti reparti, spesso c’è un solo medico in servizio.
Cosa dovremmo insegnare dunque?
O forse dovremmo ammettere che qui all’Elba non abbiamo più nulla da mostrare, se non il risultato di anni di abbandono e scelte sbagliate?

Comitato Elba Salute.
(Francesco Semeraro)

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