Sabato sera nella nuova amena accoglienza del Grigolo si è svolta la presentazione del libro “Giardini nascosti di Cosmopoli” di fronte a una numerosa presenza di cittadini che da qualche tempo attendono questa annunciata nuova visione della panoramica descritta sui giardini che sono veramente tanti ma, come lo stesso titolo li descrive, quasi tutti nascosti tra le mura private dei loro giardinieri. Hanno preso parte diretta alla presentazione le due scrittrici dell’opera Paola Muscari e Elena Fatichenti e le loro collaboratrici Margherita, Sacchi e Alessandra Muscheri, oltre il notissimo esperto delle antichità di Portoferraio medicea e lorenese, Prof. Giuseppe Battaglini.
All’interno delle mura
Durante la presentazione dell’opera il Prof. Battaglini è entrato nei suggestivi particolari della vecchia città, svelando alcune interessantissime peculiarità architettoniche e le ragioni per le quali i giardini sono per lo più all’interno delle mura private che li proteggono. C’è un volto di Portoferraio che sfugge alla vista del passante distratto. Non è il volto maestoso delle fortezze, né quello luminoso delle marine baciate dal sole: è un volto più intimo, più discreto, che non si mostra, ma si lascia scoprire, a patto che lo si cerchi con perseveranza e pazienza. È il volto dei giardini nascosti, tessere silenziose di un mosaico vegetale disseminato tra le pieghe della città vecchia.
I giardini invisibili
Sono giardini appartati, invisibili dalle strade, racchiusi fra le mura delle dimore storiche, al di là delle terrazze, protetti nei cortili dove i limoni maturano al riparo dal vento. Non c’è guida turistica che ne racconti la presenza, eppure sono parte viva della memoria urbana, segreta quanto persistente.
Oggi, in occasione della presentazione del libro, queste presenze verdi escono finalmente dal silenzio, non per invadere ma per invitare a guardare meglio, con occhi nuovi, la città che credevamo di conoscere. È un invito a domandare, a varcare idealmente quei cancelli chiusi, a immaginare ciò che non si vede. Perché Portoferraio non è solo ciò che appare, ma anche, e forse soprattutto, ciò che si cela per essere amato con maggiore profondità.
Un verde che si nasconde, ma non scompare
Non si parla qui del verde pubblico, quel poco che si trova ai margini, come alle Ghiaie, o nelle aiuole spartitraffico. I giardini segreti sono tutt’altra cosa. Sono spazi soprattutto privati, curati con devozione, spesso da famiglie portoferraiesi che tramandano la cura del verde come si tramanda un nome, un ricordo, un’intonazione affettuosa. Alcuni di questi spazi si trovano nei quartieri alti, lungo i bastioni medicei, tra le persiane scolorite e le buganvillee che si abbarbicano ai muri come a cercare radici più profonde.
Chi ha potuto visitarli, o anche solo scorgerli da una terrazza vicina, sa che non è la ricchezza botanica a colpire, ma la sospensione del tempo. Mentre la vita moderna scorre rapida e rumorosa nelle strade sottostanti, nei giardini il tempo sembra essersi arrestato: l’aria è ferma, i suoni ovattati, i profumi, gelsomino, fico, erba umida, salgono come voci da un altro secolo. Ogni pianta, ogni pozzo chiuso, ogni sedile in pietra sembra custodire una frase non detta, un silenzio che consola.
Tracce storiche e luoghi dimenticati
Alcuni di questi giardini portano con sé una chiara impronta storica: il più noto è forse quello della Palazzina dei Mulini, la residenza di Napoleone, con il suo affaccio severo e il disegno geometrico. Ma anche l’ex Asilo Tonietti e l’Asilo dei Piccoli, con il loro verde raccolto; le appendici del vecchio ospedale, che ancora serbano tracce di quiete botanica; oppure il giardino dietro l’ex sede della Democrazia Cristiana, dove ancora si respira un senso di continuità vegetale.
Altri giardini, più intimi, non hanno storia scritta, ma ne custodiscono la memoria tra le piante. Lapidi coperte dal muschio, vasche di riserva idrica, archi murati, pergolati scoloriti: sono pagine mute di un libro che non si è mai smesso di scrivere, un romanzo corale fatto di pietra e foglie.
Un’unica fronda che osa affacciarsi
E poi c’è Via Guerrazzi, arteria storica nel cuore vivo della città. Qui accade qualcosa di singolare: un solo giardino nel pieno centro storico ha il coraggio di sporgersi, di superare la propria riservatezza e affacciarsi sulla strada. Lo fa con discrezione, offrendo le sue alte fronde arcuate al passaggio dei cittadini, come un fresco estivo saluto silenzioso.
Non è un’invasione, è un verde che non si nasconde. Vi è però chi si lamenta per le foglie che cadono e che il vento trasporta altrove lungo la via. Ma forse è proprio questo a ricordarci che la bellezza ha bisogno di libertà, e che un ramo che si sporge è un invito allo sguardo della sua presenza decorativa.
Una topografia dell’anima
Il libro presentato oggi non è soltanto una rassegna di luoghi verdi. È una carta dell’anima della città, una mappa sentimentale di ciò che Portoferraio ha saputo conservare al riparo dalla fretta, dalla modernità troppo invadente, dalla dimenticanza. I giardini nascosti non sono solo decorazione, ma tracce viventi della configurazione originaria di Cosmopoli, testimonianza della sua capacità di durare nel tempo restando fedele a se stessa.
Nel disegno urbano di Portoferraio, ogni giardino è una stazione del tempo, un punto di continuità tra il passato e il presente. Valorizzarli, raccontarli, anche solo intravederli, significa riconoscere che la bellezza non sempre grida. A volte, sussurra.
Conclusione: vedere ciò che non si vede
A Portoferraio, il verde si nasconde. Ma non scompare. E forse, proprio perché non è ostentato, ci chiede di essere guardato con occhi più attenti e più affettuosi. I giardini nascosti sono una lezione di misura, di discrezione, di bellezza resistente.
E anche quando non li vediamo, sappiamo che ci sono. E questo, in fondo, è già un modo di amarli


