
L’arte si può nascondere ovunque, anche in un semplice pezzo di carta, quella dei volantini del supermercato, ad esempio, o dei cartoni della pasta, o di un catalogo che abbiamo sfogliato distrattamente e che ora non ci serve più. La carta che buttiamo “a vagonate” e a cuor leggero, ma che può vivere, ancora e ancora, tantissime altre vite. Arrotolato, poi piegato, ripiegato, appiccicato, tagliuzzato, incollato di taglio, stropicciato, stirato: quel pezzo di carta può anche trasformarsi in un’opera d’arte. Anzi, di eco-arte.
Si chiama “quilling” (dall’inglese quill, “penna d’oca”), o “filigrana di carta”, ed è una tecnica antica, messa a punto nei monasteri di epoca rinascimentale per impreziosire le copertine dei libri religiosi modellando striscioline di carta dorata, per farle sembrare filigranate con oro vero.
Angela Scorsone, in arte “Estrelish’s Art”, si è appassionata a questo modo di lavorare la carta, sia per il positivo impatto ambientale che il riciclo creativo può avere, sia per l’anima versatile di questo materiale:
“La carta è molto delicata, basta poco per rovinarla e buttare via tutto” spiega Angela – elbana d’adozione, originaria di Lipari, nelle Eolie – “ci vuole tantissima pazienza, tempo da dedicare e grande cura, soprattutto dei dettagli, ma la carta è in grado di restituirti tutto un ventaglio di espressività, possibilità, lavorazioni e, quindi, emozioni, unico nel suo genere. Puoi modellarla come vuoi, e quindi esprimere la tua idea e le tue sensazioni. Spesso si fa l’errore di pensare “è solo carta”. Ma la carta, abbinata alla tecnica e alla passione, può diventare uno strumento davvero prezioso e dare risultati di grande valore artigiano”.
Angela si è approcciata al “quilling” sperimentando: prima realizzando accessori di bigiotteria (orecchini, collane, anelli interamente fatti di carta lavorata), poi borse, soprammobili, piccoli soggetti, per poi arrivare a creare dei veri e propri quadri. Opere d’arte e di design eleganti, moderne e dai soggetti “pop”. Esemplari unici e non riproducibili in serie, a testimonianza che l’artigianalità – parafrasando Walter Benjamin – ha ancora una sua “aura” di autorevolezza.
Viste in fotografia o da una prospettiva lontana, linee e riempimenti sembrano disegnate a matita, i tratti di colori sembrano frutto di un’unica pennellata, e invece non sono che tratti di un fitto “mosaico” di carta: centinaia, migliaia di piccole, medie, grandi, corte, lunghe, lunghissime strisce di carta, plasmata, sagomata ed orchestrata con maestria e precisione certosina da un’artista come Angela.
“Può volerci anche un mese, o comunque settimane, per realizzare un singolo dettaglio, come, ad esempio, un occhio” ci spiega Angela. “Se voglio che lo sguardo del soggetto abbia una certa profondità, che in un certo senso ti segua mentre lo guardi, ci vuole ancora più pazienza e attenzione. Ma quando il risultato corrisponde all’idea che avevo abbozzato sul foglio, o lo supera, mi sento soddisfatta e appagata. Mentre realizzo un’opera, già ne sto pensando un’altra. Ci passerei tutto il giorno: creo e la mia mente si libera”.
Ma è dal vivo che queste opere riescono a dare il meglio e a trasmettere tutta la grazia e il valore della tecnica utilizzata: per questo, dopo anni chiuse in una stanza di casa, Giulia Ristuccia, la figlia di Angela, ha deciso che era arrivato il momento di esporle in una mostra, che si è tenuta con grande successo nell’area verde del ristorante “Il Giardino” di Porto Azzurro.
“Mia figlia ha organizzato la mostra a mia insaputa e mi ha messo davanti al fatto compiuto. E ha fatto bene. È stata la mia prima mostra, ma mi ha resa così felice che ne organizzerò altre durante il periodo estivo, all’Elba e poi anche in città come Milano, o nella mia isola d’origine, Lipari” dichiara Angela. “Magari un giorno riuscirò ad organizzare dei laboratori didattici per trasmettere la tecnica del “quilling” e il valore di un’arte ecosostenibile. Voglio portare avanti questa mia grandissima passione”.
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Valentina Soriente
Bravissima Angela! ❤️
14 Maggio 2025 alle 20:09