Porto Azzurro

Preoccupazione per gli episodi di violenza nel carcere

Carenze più volte denunciate dal garante dei detenuti. Trenta anni fa era un modello

Veduta aerea del Carcere di Porto Azzurro

Cresce la preoccupazione per gli episodi che si stano verificando all’interno della casa di reclusione di Porto Azzurro e che si fanno sempre più ravvicinati. A maggio un detenuto aveva aggredito un agente di custodia stringendolo con le mani alla gola ed ora a distanza di pochi giorni sono stati appiccati due incendi. Una situazione conseguente alle gravi carenze che da tempo affliggono quello che trenta anni fa era definito il carcere modello e che oggi deve fare i conti con i problemi legati alla presenza di personale, prime fra tutte le figure apicali come la direttrice , a scavalco e il comandante della polizia penitenziaria. Ma anche di agenti e di educatori. Carenze più più volte denunciate dal garante dei detenuti, Raimonda Lobina che da qualche mese segue il carcere isolano. Nella mattinata di ieri Lobina insieme ad alcuni avvocati della camera penale di Livorno ha effettuato una lunga visita all’interno del carcere . Qualche settimana fa era venuta anche la deputata Laura Boldrini che poi ha presentato un’interrogazione al ministero per la giustizia sulle condizioni del carcere ma ad oggi non ci sono state risposte. “La situazione non è bella – ha commentato Raimonda Lobina all’uscita della visita – anche io l’ho denunciata più volte, l’ultima dei giorni scorsi quando ho inviato appositamente una mail al magistrato di sorveglianza, proprio per evidenziare le criticità che tutti ormai riconoscono, anche gli stessi detenuti. Ad oggi nonostante tutte le segnalazioni che continuiamo a fare non è stato risolto niente. E la situazione è diventata quella che è, anche se preferisco parlare di emergenza carcere ma non di violenza, che chiama altra violenza. D’altra parte trovare le soluzioni a questa situazione non è facile e non lo posso fare io, nè alla direttrice perchè lo considero piuttosto un problema politico che riguarda la nomina di figure apicali e l’assunzione di personale sia nella polizia penitenziaria dai che nell’area educativa. Gli strumenti educativi sono quelli che servono comunque all’interno di una struttura come il carcere. L’obiettivo è individuare soluzioni e strumenti per poter dialogare con queste persone. Ho saputo dell’ultimo episodio quando sono andata in carcere in visita martedì mattina e vorrei esprimere la mia solidarietà e la massima collaborazione agli agenti che lavorano all’interno della struttura”.

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