Dissalatore, c’è un’interrogazione parlamentare di La Pietra

Il ccordinatore dell'Elba Luigi Lanera, da conto di un atto presentato dal suo partito

Luigi Lanera

Non è la prima volta che accade, il dissalatore ancora  oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata dal senatore di Fratelli d’Italia Patrizio La Pietra. Il coordinatore elbano del partito Luigi Lanera  invia l’atto di Sindacato Ispettivo con cui , “si chiede conto ai ministri competenti di una serie di questioni che riguardano progetti mai terminati, il progetto del dissalatore di Mola e la valutazione di soluzioni alternative”.

Ecco il testo

LA PIETRA –

Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, per i beni e le attività culturali e per il turismo e delle infrastrutture e dei trasporti.
Premesso che:
è ormai nota e ampiamente dibattuta la questione generata dai lavori per l’installazione sull’isola d’Elba di un dissalatore per le necessità idriche dell’intera isola;
si tratta di un’opera la cui utilità non è unanimemente riconosciuta da tutti gli enti territoriali e locali coinvolti: se da una parte la Regione Toscana, insieme all’Autorità idrica toscana (AIT) e all’Azienda servizi ambientali (ASA) difendono la necessità del dissalatore, dall’altra il Comune di Capoliveri lo contrasta, contestandone l’utilità presente e futura in ragione della supposta autosufficienza idrica del territorio, con la successiva emersione di un vero e proprio braccio di ferro tra le autorità coinvolte;
tra le ragioni poste alla base delle posizioni contrarie all’opera, oltre all’inutilità della stessa in ragione della menzionata autosufficienza idrica, viene evidenziato anche l’impatto negativo sul turismo stagionale dell’isola, che rappresenta la principale attività caratteristica della sua economia, e il costo elevato dell’intervento, stimato in circa 20 milioni di euro ad opera completata;
si evidenzia inoltre come la portata dell’acquedotto dell’isola, in gestione per circa 7 milioni di metri cubi annui alla società ASA, è stata aumentata integrando le risorse idriche del luogo con quelle di una condotta sottomarina capace di trasferire dalla costa della Toscana all’isola circa il 50 per cento del fabbisogno annuo;
la realizzazione di tale sistema è stata preferita all’ottimizzazione dell’acquedotto esistente le cui perdite attuali arrivano quasi alla metà della sua portata, malgrado l’Elba disponga di una quantità idrica naturale per piovosità, soprattutto sulle alture, di circa 10 volte superiore alle necessità totali dell’intero anno;
il funzionamento dell’attuale condotta idrica sottomarina ha finora impedito la prevista costruzione di un impianto autonomo, ecologico e permanente nel sottosuolo della parte montuosa dell’isola, dedicato alla raccolta naturale delle abbondanti acque piovane;
a fronte dei disequilibri di portata dell’acquedotto esistente e delle perdite lungo il percorso, la società di gestione ha chiesto e ottenuto negli anni recenti dalla pubblica amministrazione alcuni milioni di euro per la costruzione di 21 vasche di stoccaggio idrico sparse nei punti strategici del territorio elbano;
le vasche, secondo il progetto, avrebbero raccolto dal circondario collinoso sufficienti riserve idriche per integrare dinamicamente nell’acquedotto l’ulteriore quantità di acqua per le necessità di utenza in tutte le stagioni;
tuttavia, delle 21 vasche che dovevano essere costruite, ne è stata realizzata soltanto una, adesso abbandonata, mentre della costruzione delle altre neppure si parla più;
come rappresentato all’interrogante, tra i motivi dell’abbandono della vasca e dell’intero progetto vi sarebbe la negligenza professionale dimostrata nella costruzione del primo e ultimo di questi depositi, sito sulle alture antistanti a Portoferraio in una zona chiamata “Condotto”, costruito senza la necessaria coibentazione di tenuta idrica;
tale anomala carenza strutturale, che sembra sfuggita ad AIT e ASA, che hanno curato il progetto e il collaudo del primo esemplare con la ditta aggiudicataria, non rende possibile alcun mantenimento di acqua nel deposito da cui fuoriesce;
le disfunzioni gestionali dell’acquedotto, a fronte di questo impegno abbandonato, sono state ora invocate paradossalmente dei medesimi enti responsabili al fine di ottenere il consenso della Regione Toscana all’installazione del dissalatore, non solo senza alcun costrutto, ma a chiaro danno degli stessi presunti beneficiari;
l’interrogante rileva la necessità, rispetto alle molteplici considerazioni esposte, di valutare l’opportunità di effettuare un supplemento di riflessione in ordine alle istanze rappresentate dagli enti controinteressati, vagliando le possibilità attuative di un progetto ecologico già esistente, finalizzato a rendere l’isola d’Elba autonoma nell’approvvigionamento idrico, fonte primaria indispensabile per il turismo del territorio che rappresenta la sua unica risorsa economica,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo considerino percorribile una possibile soluzione alternativa rispetto all’installazione del dissalatore, tale da tutelare l’erogazione di un servizio di vitale importanza come quello dell’acqua alla popolazione, sospendendo i lavori volti alla realizzazione di un dissalatore la cui utilità non è condivisa unanimemente dalle istituzioni territoriali e anzi è considerato potenzialmente dannoso per l’economia dell’Elba;
se, nell’interesse locale e nazionale, non valutino l’opportunità di promuovere delle iniziative di controllo della spesa pubblica per evidenziare in che modo sono state impiegate le ingenti risorse finanziarie pubbliche dedicate alle modifiche dell’acquedotto dell’Elba.

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