Portoferraio 1729: la storia di Michele della Cava e Rosa Maria

di Marcello Camici

Gli “ Statuti et Ordini del Ser.mo Gran Duca di Toscana N.S.re concernenti la forma del Governo et reggimento della terra di Poro Ferraio nell’’isola dell’Elba” concessi ai sudditi della città di Portoferraio dal “padrone e signore serenissimo” ed emanati nel 1574, poi aggiornati nel 1579.conferiscono al governatore militare e civile pro tempore la competenza sia di decidere nelle cause di giustizia sia civile che penale. Ciò accade perché il governatore rappresenta in loco il potere del sovrano fiorentino nei confronti dei sudditi. Nel settecento il governatore in questa attività di amministrazione della giustizia è affiancato da un giudice con tribunale. Da documento di archivio si apprende che nell’ottobre del 1729 a Portoferraio il dr. Giuseppe Mattei ricopre la carica di giudice con un cancelliere,che è Giovanni Vesini ,essendo governatore pro tempore della città Luigi dei Bardi. Nell’ottobre di questo anno ,dopo querela,Michele Pietro della Cava è carcerato in seguito a rescritto del granduca del 21 ottobre 1729 .E’ in carcere per la pena prevista dallo statuto di Portoferraio nella rubrica “Pene di chi perguote “ che recita “…quanto alle quadrighe ,violenze e forzamenti commessi a maschi ò femine per conto di lussuria si osservino le leggi in Fiorenza”.Mentre è in carcere ,con sentenza del 30 ottobre 1729, il giudice Giuseppe Mattei lo condanna al pagamento di lire cinquecento .La condanna è comminata perché Donna Rosa Maria ” relitta da Giuseppe Chelli di Firenze” ha sporto querela. E’ gravida al quinto mese ed ha una relazione sentimentale con Michele il quale ha promesso di sposarla ma non lo ha fatto. La sentenza “criminale” ,firmata dal giudice dr. Giuseppe Mattei ,stabilisce : il querelato è condannato a” dotare e sposare la querelante e nelle spese del parto in Lire Cinquecento “. Se “eleggerà” di sposare la donna con celebrazione del matrimonio nel termine di un mese dalla pubblicazione della sentenza ,sarà assolto dalla pena del pagamento di lire 500. La vicenda sopra narrata si apprende dalla lettura dalla sentenza criminale dal giudice Mattei in data 30 ottobre 1729 ,manoscritta, “copia da originale vegliante ,esistente in filza di sentenze Criminali 31 di questo Tribunale di Portoferraio “ qui integralmente trascritta:

“ Sentenza Criminale Contro

Michele di Pietro della Cava di Soriento nel Regno di Napoli abitante in Portoferraio contro del quale si è proceduto per Noi, e nostra Corte ed Ufficio et a querela di donna Rosa Maria di Pietro Migliorucci di Portoferraio:relitta da Giuseppe Chelli di Firenze. Perché messosi ad amoreggiare con la querelante con promessa di sposarla l’indusse a condescendere alle sue sfrenate voglie ,con aver usato per più e più volte colla medesima carnalmente e restata gravida di circa cinque mesi e con aver continuato con essa detto commercio carnale dopo la gravidanza e fino a poco prima della sua carcerazione . E perché consta a Noi e nostra Corte in detta inquisizione contenute essere state ed essere vere perciò noi Luigi de’ Bardi sergente maggiore del Serenissimo Granduca di Toscana e per S.A.R. comandante della Città,Presidio e Giurisdizione di Portoferraio trovato detto inquisito colpevole e di ragione punibile con precedente partecipazione e resoluzione di S.A.R. come per benigno rescritto de 21 ottobre 1729, lo condanniamo a dotare e sposare la querelante e nelle spese del parto in Lire Cinquecento applicabili al fisco con che eleggendo di sposarla e seguendo il matrimonio nel termine d’un mese dal dì della pubblicazione della sentenza ,s’intende assoluto della detta pena di lire cinquecento Michele della Cava A dì 30 ottobre 1729 notificazione in persona con cedola in Scriptis per Giuseppe Corneli de’ famigli e referse.

Datore

Stata data detta Sentenza per l’antedetto Il.mo Sig.re mandante () ,con parere,presenza e voto dell’eccellentissimo Sig Dr. Giuseppe Mattei Giudice.

Letta, rogata pubblicata per me infrascritto dì 30 ottobre 1729 ()

Regnante la Santità di Benedetto XIII S.A. e Gio. Gastone Primo Granduca di Toscana

Felicemente regnanti

Testimoni Niccolaio Brignole e Antonio Bisdomini

Gio. Mario Vesini Cancelliere

Estratta la presente copia da originale vegliante ,esistente in filza di sentenze Criminali 31 di questo Tribunale di Portoferraio col quale collezionata de verbo ad vertenza ,col medesimo concorda per quorum fiducia

 

Giuseppe Mattei Giudice”

(FILZA “ Suppliche 1600-1730”C5. Carta senza numero di pagina .Carteggio del governatore .Archivio preunitario del comune di Portoferraio.Archivio del governo di Portoferraio 1553-1799.Archivio storico comune di Portoferraio)

 

FOTO 1,2,3

FOTO 1

(Sentenza criminale contro criminale contro Michele Pietro della Cava di Sorrento del giudice Giuseppe Mattei ,tribunale di Portoferraio)

FOTO 2

(Sentenza criminale contro criminale contro Michele Pietro della Cava di Sorrento del giudice Giuseppe Mattei ,tribunale di Portoferraio)

FOTO 3

(Sentenza criminale contro criminale contro Michele Pietro della Cava di Sorrento del giudice Giuseppe Mattei ,tribunale di Portoferraio)

Dopo la sentenza ,Pietro ,padre di Michele della Cava, supplica Sua Altezza Reale della grazia del pagamento di lire 500 nel caso il figlio non si sposasse offrendosi a pagare le spese di parto e qualche cosa di altro che guadagna col proprio lavoro :

Questa la supplica del padre Pietro integralmente trascritta:

“ ALTEZZA REALE

Pietro della Cava nativo di Soriento nel Regno di Napoli abitante in Portoferraio umilmente rappresenta all’Altezza Vostra Reale che se vien data esecuzione alla sentenza de 30 dicembre 1729 ,lata contro Michele della Cava di lui Figliolo,ne proverà Egli l’ultimo sterminio della propria misera famiglia.”Supplica però l’innata Benignità della Real altezza Vostra della grazia delle lire 500 di condanna nel caso di non isposare una tal Donna,offerendosi proviste alle spese del parto ed a pagare altresì qualche picciol denaro di ciò che guadagna giornalmente colle proprie fatiche “

(FILZA Idem come sopra)

FOTO 4

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(Supplica al granduca di Toscana di Pietro padre di Michele della Cava )

 

Il Granduca di Toscana risponde che se la donna è d’accordo, vi sia grazia del pagamento di lire 500 per sette ottavi e che il resto sia pagato in dieci anni.

“Accordata la Parte abbia grazia di sette ottavi e compongasi il resto in dieci anni

Il Gran Duca di Toscana”

La vicenda si conclude col matrimonio.

Lo fa sapere il giudice Mattei che scrive:

“Il dì 9 marzo 1729 () mostrò attestato di aver sposato detta donna . Con tale suddetto attestato pone fine di atti criminali nel processo di questa causa

E. Mattei Giudice”

FOTO 5

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(Risposta del granduca di Toscana alla supplica di Pietro padre di Michele della Cava con annotazione del giudice del tribunale di Portoferraio )

MARCELLO CAMICI

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