Riceviamo e pubblichiamo integralmente
Siamo ormai vicini alla scadenza del tempo concesso alla Regione per l’intesa su uno dei nomi proposti dal ministero dell’Ambiente per la presidenza del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Si sono susseguiti negli ultimi mesi appelli dei sindaci singolarmente, della Comunità del Parco, delle Associazioni ambientaliste e economiche, per chiedere al ministero di tornare indietro sulla proposta di terna inviata alla Regione che non rappresenta nessuna competenza in materia ambientale, di tutela e valorizzazione, e nessun collegamento con il territorio dell’arcipelago.
Associazioni ambientaliste, categorie economiche e istituzioni hanno ricordato come Il Parco non garantisca solo la protezione dell’ambiente ma sia diventato nel tempo – e può esserlo di più – un tassello fondamentale per lo sviluppo dell’Elba e di tutte le isole toscane e che il PNAT come organismo sovracomunale e sovraordinato ai comuni è essenziale, per esempio per l’urbanistica e anche per questioni dirimenti com’è oggi quella degli ungulati.
Per questo istituzioni e comparto economico avevano chiesto ormai oltre un mese fa la nomina di Sammuri come commissario dell’ente che attualmente di fatto si trova paralizzato e senza guida e poi la designazione di un o una presidente competente e radicato da concertare con il territorio.
Bene ha fatto la Regione fin qui a non concedere nessuna intesa su nessuna delle proposte e a scrivere anche lei al ministero per chiedere di cambiare la terna con nomi all’altezza di un’istituzione importante come il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Il ministero non ha ascoltato nessuno se non probabilmente gli appetiti di Fratelli d’Italia che ha come unica bussola nella nomina dei presidenti di enti e associazioni governative l’occupazione di posti con propri fedelissimi. Poco importa se non sanno nulla di quel che vanno a guidare e del territorio, tanto i danni li paga chi ci vive e chi lavora.
Troviamo l’atteggiamento del ministero inaccettabile e siamo d’accordo con le posizioni espresse da chi l’arcipelago lo vive e da chi conosce l’importanza per tutte e tutti noi del Parco Nazionale, come i sindaci e le associazioni ambientaliste e economiche.
Per questo chiediamo che la Comunità del Parco, unita, in rappresentanza dei comuni dell’arcipelago, delle due province coinvolte e della Regione Toscana, delle cittadine e dei cittadini dell’arcipelago toscano e delle attività economiche, agiscano in tutte le sedi, anche giudiziarie, per fermare una nomina dannosa per il territorio.
Non è una partita a Risiko, è la vita delle persone e lo sviluppo dell’arcipelago, se il ministero non lo capisce, occorre opporsi per difendere l’interesse generale che certamente non è nominare un iscritto a Fratelli d’Italia ma un bravo o una brava presidente del PNAT.
Simone De Rosas – segretario PD Val di Cornia Elba
Alessandro Franchi – segretario PD Livorno
Giacomo Termine – segretario PD Grosseto



Arcangelo diatz
Certo che il presidente uscente ha mandato i cacciatori a sparatr ai fagiani perché non autoctoni ,il riccio di macchia e le lepri,qusto si che è fare del bene alle isol, poi se i cinghiali distruggono i territori e i raccolti all’isola d’elba vedremo.Nel frattempo ora che è estate mandiamo il doppio di turisti di quelli che potrebbero andare a Pianosa per fatr un brl po di cassa coi ticket.Meglio?
11 Agosto 2025 alle 18:59
agnese
La situazione in cui oggi versa l’Elba, tra cinghiali e mufloni, è perché qualcuno prima, questa situazione l’ha voluta e incoraggiata perché gli faceva comodo sopratutto a fini elettorali. Come adesso fa comodo il contrario… e dire qua e dire la’ , ma in mezzo ci stanno le bellezze della nostra isola martoriate da ungulati, cementificazione, spiagge sottratte al turismo libero, servizi da Africa sottosviluppata, sicurezza, e per gente intendo tutti, elbani e turisti, per lavoro, la popolazione e tutte le categorie elbane per quanto gli agricoltori ovviamente abbiano più danni. Fin ora è stato un dietro front su tutto quello detto in precedenza e pattuito in precedenza, dalla non vocazione al cinghiale e all’ eradicazione , siamo arrivati alla non eradicazione e alla creazione di attività incompatibili con un isola e un parco nazionale ( salumificio) volto solo a finché i cinghiali restino con tempi di prelievo ovviamente inidonei, come i mezzi. Quest’ultimo forse negli ultimi anni ha fatto veramente poco in tema di gestione degli ungulati nel territorio. E questo perché? Perché ai tavoli dovrebbero essere invitate tutte le associazioni agricole, tutte le associazioni ambientaliste e tutti i comitati anche quelli di radicazione
..e mi pare che così non è…Si dice no a nominativi politici, si candeggino gli stessi soliti nominativi di prima, ma non si dice ancora quanto questi abbiano svolto nel loro mandato e si siano impegnati a eradicare queste specie in un parco che dovrebbe salvaguardare la biodiversità e le specie autoctone e non essere un agenzia turistica di aree e sentieristica devastate dai cinghiali E quindi che si fa in definitiva? Si protegge delle specie che autoctone di quest’isola non sono ! Trovi chiusini arrugginiti con cartelli pubblicitari per il turista, con la porta legata con un bel fil di ferro zincato…l’ultimo ritrovato in un bosco impervio una settimana fa…che neanche l’ente gestore sa dove è perché è cresciuta la vegetazione e la strada con l’alluvione è impraticabile!!La domanda quindi pare ovvia…: quanti animali sono stati catturati da questi chiusini con la chiusa legata da fil di ferro, per essere arrivati oggi a diversi esemplari di cinghiali? Quali sono davvero le postazioni sabotate di quelle funzionanti, ossia, quante sono quelle funzionanti? Quali sono i dati delle catture su ciascuna postazione che dovrebbe essere censita, monitorata, adescata dei vari chiusini arrugginiti nelle zone in completo abbandono ?? E’ forse così che il Parco persegue la cattura dei cinghiali? Come le conte numeriche dei mufloni all’alba…senza un seguito, per essere arrivati ad una nutrita popolazione di esemplari? I dati devo essere tracciati nelle postazioni così come a devono essere tracciati dove finiscono i capi prelevati ( registri carico-scarico) dove si effettua la macellazione in base alle direttive sulla malattia dei cinghiali che può contaminare gli allevamenti di suini… A chi invoca la sede giudiziaria gli si può ricordare che ci potrebbero finire anche chi fino oggi non ha reso trasparenti i dati e le azioni di contenimento degli ungulati in tutti questi anni, tanti anni, in cui non si è investito efficacemente per il controllo specie per i chiusini in aree parco e non si dia ancora una consona giustificazione perché i vari chiusini ritrovati in aree parco in stato di totale abbandono, abbiano la chiusa legata e quindi incapace di svolgere il ruolo, ma semplicemente come forma pubblicitaria e magari per attingere a fondi europei.
11 Agosto 2025 alle 16:19
Giampaolo Zecchini
Certo il neonominato dovrà essere competente ed in particolar modo essere legato ad un piano da attuare in tempi determinati. Ad esempio fare un piano “scientifico” per il problema dei cinghiali ormai sentito urgente dalla popolazione.
Ogni candidato dovrebbe presentare un progetto dettagliato nei tempi a cui legare la propria permanenza nella carica. Poi, indipendentemente dall’appartenenza politica, si vota il migliore. Si ricordi quanto disse il successore di Mao in merito al colore del gatto!
11 Agosto 2025 alle 4:30