Ungulati, due grosse cantonate di comuni e regione Toscana

Il Circolo SI Elba:" Giani chiarisca il suo pensiero non è più il tempo di ricette inventate

Riceviamo e pubblichiamo:

Il Comune di Portoferraio informa in una nota che il 3 agosto si è tenuto un incontro informale fra il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il presidente della Comunità del Parco e sindaco di Marciana Simone Barbi e il sindaco di Portoferraio Tiziano Nocentini durante il quale sarebbe stato affrontato anche il problema dell’emergenza ungulati e Giani avrebbe “espresso apprezzamento per la proposta di creare una filiera elbana di sfruttamento delle carni di cinghiali fino al riconoscimento di una DOP elbana. L’argomento verrà approfondito nei prossimi giorni”. E’ bene approfondirlo, perché si tratta di due grosse cantonate che rischiano di prendere Comuni e Regione e che sono incompatibili sia con il progetto di eradicazione presentato dal Parco Nazionale, sia con l’area non vocata al cinghiale reintrodotta dalla regione dopo le proteste di agricoltori, ambientalisti e comitati, sia con le preoccupazioni per la sicurezza delle persone che per quelle sul benessere animale avanzate dagli animalisti. Infatti, una filiera della carne di cinghiale per essere sostenibile presuppone un’abbondanza di cinghiali, non certo la scarsità entro pochi anni che comporterebbe l’eradicazione. Inoltre, un possibile investitore che avesse l’incoscienza di creare una filiera così effimera si troverebbe a fare i conti con una carne che costa sempre meno (venduta ormai a pochi euro al KG già macellata), con un discreto mercato clandestino, con un calo del consumo dovuto anche alla peste suina. Una filiera produttiva, con tanto di salumificio, che per sopravvivere avrà bisogno di un abbondantissimo numero di suini selvatici. Che facciamo, prima li eradichiamo – come hanno chiesto sia Barbi che Nocentini – e poi li ri-importiamo? La proposta di istituire una Denominazione di Origine Protetta (DOP) ci sembra ancora più assurda, visto che analisi fatte qualche anno fa da una nota impresa che produce salumi considerava la carne dei cinghiali elbani fra le peggiori e piene di carboidrati d’Italia (a causa delle pasturazioni abusive), ma soprattutto perché in base al regolamento UE n. 510/2006 “relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari”, la carne di cinghiale dell’Elba, proveniente da un animale introdotto in tempi recenti, non ha nessuna delle caratteristiche necessarie a ottenere la DOP, riconoscimento che comunque richiederebbe molti anni dopo aver costituito la filiera produttiva, e quindi nuovamente in contrasto con i progetti di eradicazione e fortissimo contenimento che richiedono tempi brevi e certi. Infatti, all’Articolo 2, paragrafo 1, lettera a) del regolamento UE si legge: “[…] Si intende per «denominazione d’origine», il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese, la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e la cui produzione, trasformazione e elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata». E’ il contrario della descrizione del cinghiale introdotto all’Elba a scopi venatori e l’ottenimento della DOP è quindi pura fantasia. Non si può chiedere all’Unione europea finanziamenti per eradicare i cinghiali e poi chiedergli anche la DOP per mantenere e pubblicizzare una improbabile filiera del cinghiale invasivo… Inoltre, si tratterebbe di un’operazione economico/venatoria insostenibile, anche eticamente, e più cruenta rispetto all’utilizzo della scienza già sperimentata altrove per garantire la risoluzione la più rapida e indolore possibile di un grave problema della tutela delle biodiversità endemica insulare. invece di trascinarlo avanti il più possibile, trasformando i cinghiali in ragù e insaccati da continuare ad uccidere in eterno e senza risolvere i problemi di sicurezza delle persone e di impatto sull’agricoltura. Per questo chiediamo al presidente Giani di chiarire quale sia il pensiero della Regione, uscendo dall’intollerabile attendismo ostruzionistico della sua vicepresidente e assessora alla caccia Saccardi, e ai sindaci Barbi e Nocentini di dire cosa vogliono davvero Comunità del Parco e Comuni. Non è più il tempo delle soluzioni impossibili e delle ricette estemporanee.

8 risposte a “Ungulati, due grosse cantonate di comuni e regione Toscana

  1. Giorgio DEI Rispondi

    Una volta ogni tanto ( non dico sempre) ma rivolgersi a chi fa’ queste attività di mestiere, senza trovare formule alchemiche ? Difficile?

    10 Agosto 2025 alle 7:24

  2. grazia battaglini Rispondi

    Se penso al lavoro immane che i nostri nonni e bisnonni hanno fatto per rendere quest’isola coltivata con sistemazioni agrarie ( terrazzamenti, regimazione delle acque,etc) ,se penso alla bellezza dei nostri boschi e delle nostre macchie ormai gravemente danneggiata,se penso al pericolo che corriamo tutti quando ci mettiamo alla guida di auto e moto , mi viene lo sconforto ed in senso di impotenza che mi fa stare male. Abbiamo avuto dai nostri nonni un isola curata,con fossi puliti e pronti ad accogliere le acque piovane,campi coltivati ed un ambiente pulito e ben tenuto e cosa lasceremo noi ai nostri figli? Se non interessa a noi salvare questo nostro paradiso a chi deve interessare? Dobbiamo farci sentire con forza con gli Enti che hanno l’obbligo di salvaguardare e mantenere il nostro territorio e pretendere che lo facciano. Giuseppe Pietri nelle sue operette scriveva ” Conosco un giardino” ma il nostro giardino ,se non si interviene velocemente, sarà per sempre deturpato. E non abbiamo più scuse,dobbiamo darci da fare tutti,ognuno x quello che può!

    7 Agosto 2025 alle 22:22

  3. Sandro Vecchi Rispondi

    Parlare di cinghiali, questi dannati animali importati dalla stupidità umana sono una maledizione. Gli ambientalisti da salotto si divertono alle spalle dei poveri malcapitati che ne subiscono i danni, per loro il settarismo è la loro religione. Ma il pesce puzza sempre dalla testa, la responsabilità è della classe politica che non sa prendere decisionì, condizionati dal politicamente corretto che vieta la caccia.

    7 Agosto 2025 alle 10:35

  4. Alessandro Rispondi

    Quando l’incivilta’ e la stupidaggine prevalgono si cercano capri espiatori ovunque per nascondere la propria inettitudine. Se l’Elba è diventata una schifezza la colpa è vostra, non di un centinaio, o pochi di più, di cinghiali.

    6 Agosto 2025 alle 0:56

  5. Agnese Rispondi

    Purtroppo si era già capito…dalle lungaggini ( si aspetta come sempre settembre pensando di fare chissà cosa ) , dalle indiscrezioni ( l’Elba è piccola) e alcuni articoli di stampa che enunciavano l’intenzione di eradicazione solo in alcune zone( e quindi quelle a cui fa comodo ossia dei ” VIP” degli altri chi se ne frega! ) senza pensare che siamo su un isola con quella superficie e i cinghiali si spostano da un luogo ad un altro come tutte le specie in cerca di cibo etc etc…Tutti gli animali selvatici si comportano così, date magari retta meno ai cacciatori e animalisti da strapazzo ma più agli ambientalisti veri e non di “etichetta” e agli etologi , quelli veri e gli appassionati di etologia. Dispiace che riponendo fiducia nelle amministrazioni si rimanga profondamente delusi dal dire al fare e alla fine prevalga invece il concetto di 3 salsicce e 1 prosciutto e si preferisca tenere l’Elba, i suoi abitanti e i turisti in “ostaggio”, gettare nel baratatro l’Elba e le sue bellezze che vengono distrutte giornalmente da questi animali che producono gravi danni di dissesto idrogeologico e all’intero ambiente compresa la biodiversità, cancellando per sempre la storia agricola di quest’ isola preferendola al cinghiale e al muflone ( ma tanto chi se ne frega se ci facciamo il mazzo giornalmente a risistemare quanto distrutto da chi piace questo giochino e la carne di cinghiale, pochi, rispetto all’intera comunità, ve lo ricordo) danni che tutti nel quotidiano (agricoltori e non solo loro) subiamo, pericoli denunciati a suon di lettere e un morto, per incolumità pubblica contro atti già fatti di eradicazione di una specie non autoctona ( e poi qualcuno sproloquia sulle specie autoctone floreali e non da tutelare, da essere ridicoli!!) da un territorio in buona parte Parco Nazionale, lo ricordo per quelli che vorrebbero cacciare anche in aree parco.

    4 Agosto 2025 alle 23:15

  6. Betty Rispondi

    Cominciamo a cercare ed adottare quelle soluzioni che già da anni sono state adottate all estero con successo. Cioè la sterilizzazione dei soggetti in modo da ridurre la prolificita e quindi la moltiplicazione dei cinghiali in modo esponenziale

    4 Agosto 2025 alle 22:11

  7. L'OSSERVATORE ELBANO Rispondi

    Purtroppo è come si prevedeva, il problema non si risolve. Ci sono già nuovi incidenti dopo il terribile occorso al povero sig. Andrianò, per fortuna con conseguenze di minore entità. Se si volevano eradicare sarebbe bastato interessare i circoli di cacciatori e forse il problema ce lo saremmo già messo dietro alle spalle.

    4 Agosto 2025 alle 18:25

  8. Marisa Rispondi

    Noooooo …….per carità !!!!
    Ci mancherebbe proprio questo obbrobrio ..!!!

    4 Agosto 2025 alle 14:03

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