Quando si parla di letteratura si pensa subito allo stile, alla bellezza della parola, alla maestria con cui un autore plasma la pagina. Ma c’è un elemento che non può essere trascurato: il contenuto. Non basta scrivere bene di qualunque argomento. Un libro che descriva con raffinatezza la vita di una creatura abissale nelle Fosse delle Marianne da 11 mila metri di profondità, per quanto suggestivo, resterebbe confinato a una curiosità erudita.
Nei grandi premi, invece, il tema trattato diventa parte integrante del valore dell’opera: è il cardine che ne definisce la forza, la capacità di parlare non solo alla critica ma anche alla vita quotidiana dei lettori. In altre parole, la sostanza di ciò che viene raccontato è inscindibile dalla qualità letteraria. Un libro può avere la più fine eleganza stilistica, ma se resta ancorato a una curiosità remota difficilmente riuscirà a incidere nella coscienza collettiva. Nei premi come il Brignetti, dunque, la valutazione non può fermarsi alla forma: il contenuto diventa parte essenziale del giudizio, perché un’opera deve parlare non solo ai critici ma alla società e, in definitiva, all’umanità intera.
L’affetto che diventa memoria
Con Autobiografia dei miei cani Sandra Petrignani sceglie una strada intima e personale: affida alla voce dei suoi compagni animali la ricostruzione di un’esistenza. Non si tratta di un semplice esercizio di nostalgia, ma di un vero percorso di memoria, attraverso cui l’autrice intreccia ricordi privati, frammenti di vita quotidiana e riflessioni sul tempo che scorre. Il rapporto con i cani, nella sua immediatezza, diventa simbolo di fedeltà, dedizione e amore incondizionato: valori universali che molti lettori possono riconoscere nella propria esperienza. Il merito del libro è quello di trasformare un tema domestico e apparentemente circoscritto in una narrazione capace di toccare corde profonde, suscitando empatia e commozione. Eppure rimane, inevitabilmente, una testimonianza legata soprattutto alla sfera privata, al vissuto dell’autrice e dei suoi animali. Una letteratura che emoziona e consola, ma che resta entro i confini del ricordo personale, senza aprirsi del tutto a una dimensione collettiva e universale. .
La storia che ritorna
Settembre nero di Sandro Veronesi affronta un tema di indubbia rilevanza: la spensieratezza della età giovanile che culmina nelle tenzioni del terrorismo internazionale e le sue ferite ancora vive nella memoria collettiva. È un romanzo che restituisce con forza la drammaticità di un’epoca, riportando all’attenzione eventi che hanno segnato la storia recente. La letteratura, in questo caso, assume il compito nobile di custodire la memoria, impedendo che l’oblio cancelli ciò che è stato. Tuttavia, non si può ignorare che si tratta pur sempre di un ricordo doloroso: pagine che evocano ombre e sofferenze più che aperture di speranza. È il peso della memoria, necessario ma gravoso, che prima crea una sensazione di sospeso lasciando presagire al lettore una soluzione che non arriva. Un’opera dunque importante, ma segnata da un vissuto negativo, che non offre la prospettiva costruttiva e vitale che altri temi possono schiudere.
Il corpo come frontiera universale
Con Corpo, umano Vittorio Lingiardi ci conduce in un territorio che appartiene a ciascuno di noi, senza eccezione. Non è soltanto un libro che racconta il corpo attraverso la scienza o il linguaggio letterario: è un viaggio che intreccia biologia, psicoanalisi, arte e memoria personale, restituendo al corpo la dignità di protagonista assoluto della nostra vita. La sua forza non sta soltanto nella bellezza della scrittura, ma nella sostanza che è un patrimonio di conoscenza che riguarda l’intera umanità. Il valore dell’opera si muove su due piani complementari. Da un lato quello scientifico, tanto che se le connessioni che Lingiardi propone sono del tutto nuove, esse offrono stimoli capaci di arricchire la riflessione medica, psicologica e biologica, aprendo prospettive di ricerca. Dall’altro quello individuale: ogni lettore può acquisire consapevolezza di sé, imparare a riconoscere i segnali del proprio organismo, prevenire fragilità, interpretare meglio la propria salute. È un libro che non si rivolge a un’élite, ma a chiunque abbia un corpo, dunque a tutti. La sua portata non è locale né circoscritta: riguarda l’intera umanità, offrendo un beneficio che supera la cultura letteraria per diventare strumento di conoscenza e, in parte, persino di cura. .
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Una valutazione inevitabile
La sera del prossimo sabato 6 settembre, a Portoferraio, nella suggestiva sede medicea della “Linguella”, come in figura, avverrà la premiazione.
Ognuna delle tre pubblicazioni porta con sé una ragione di interesse: la memoria affettiva, la memoria storica, la riflessione sul corpo. È naturale che agli occhi del lettore il contenuto sembri l’elemento più sostanziale, il cardine attorno a cui ruota il valore di un’opera. Ma in un premio letterario non basta. Accanto ai temi trattati contano la qualità stilistica, la forza poetica, l’originalità narrativa, la capacità di emozionare. .
Sarà dunque compito della giuria nella sua duplice veste, popolare e tecnica a soppesare insieme tutte queste dimensioni. Solo dal loro giudizio, equilibrato e condiviso, potrà emergere il vincitore del Premio, destinato a rappresentare non soltanto la voce di un autore, ma la sintesi di ciò che la letteratura oggi, può offrire. A questo si aggiunge il valore stesso del Premio Brignetti che da oltre mezzo secolo, lega l’Isola d’Elba al grande respiro nazionale e internazionale, offrendo al pubblico l’ opportunità di incontrare attraverso la parola scritta, le domande e le risposte che riguardano l’ intera umanità.


