
È iniziata la stagione 2025 di “Autorə in Vantina”, la rassegna letteraria (ma non solo) organizzata dalla libreria Mardilibri di Portoferraio, grazie alla volontà del Comune di Capoliveri e il supporto della Pro loco. Ospiti del secondo talk di questa edizione, Carla Pibia, pedagogista, e due veterane di questa manifestazione: Vera Gheno, sociolinguista, e Vanessa Roghi, storica e autrice televisiva.
Per l’occasione, la rassegna si è trasferita eccezionalmente nella centralissima Piazza Matteotti, il cuore pulsante di Capoliveri. La location ideale per affrontare un tema che, in effetti, riguarda proprio “la piazza”, nel senso più allargato del termine: “il linguaggio come strumento politico”. Un argomento che ci è più vicino di quel che pensiamo: perché la politica non è solo quella dei partiti e dei “palazzi” ma è l’agire, il comunicare, il vivere di tutti noi ogni giorno nella “polis”, la nostra comunità.
Le parole hanno un potere innegabile: ne ferisce più la lingua che la spada, soprattutto al tempo dei social e dei cosiddetti “haters”. Il fatto che, oggi, possiamo esprimere la nostra opinione in ogni momento, in ogni modo (e cioè senza filtri) e su ogni argomento possibile nella “pubblica piazza” digitale è certamente un grande traguardo democratico, ma ci richiama anche ad un uso cosciente del linguaggio. Le parole, come ogni strumento, hanno un risultato differente a seconda del loro uso.
Il linguaggio è uno strumento politico, anche – se non soprattutto – nelle scuole: lo aveva capito bene Don Lorenzo Milani, l’ideatore della scuola di Barbiana.
La lingua, poi, batte dove la società duole: il linguaggio può essere una cartina di tornasole dei cambiamenti in corso nella realtà e delle istanze di chi preferisce vedersi rappresentato, piuttosto che essere sottinteso. Perché anche scegliere di usare, non usare o usare diversamente dalla norma una parola è un atto politico e fa la differenza.
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